Il volume è formato da tredici saggi critici dedicati a opere romanzesche del XX secolo; fanno eccezione «L’epoké dell’allegra brigata» che, partendo dal Decameron, sviluppa un’ipotesi sulle origini del romanzo moderno, e «Storia o geografia del romanzo?». In questo saggio, la dimensione sovranazionale del romanzo – che peraltro appartiene all’intero volume – viene messa in luce in una versione tanto apparentemente semplice quanto difficilmente accettata all’interno del campo di studi universitari. La storia dell’arte del romanzo moderno da Rabelais e Cervantes in poi è sempre stata una storia sovranazionale: il romanzo moderno nasce in Europa, in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Germania, in Russia, nell’Europa centrale, ma poi, soprattutto a partire della seconda metà del XX secolo, s’impone in tutta la sua ricchezza e immaginazione negli Stati Uniti, in America Latina, in Asia, in Africa. «Il romanzo moderno è nato in Europa, ma le sue frontiere si sono progressivamente spostate altrove: come se il cuore dell’Europa avesse cominciato a battere al di fuori del suo corpo». L’idea di fondo è che per quanto «il cuore dell’Europa» batta lontano, la geografia non può soppiantare la storia. L’albero del romanzo, i cui innesti sono all’ordine del giorno e i cui frutti sono una continua messa in discussione della sua genealogia, non può non ritornare costantemente alle sue radici: cosa che hanno compiuto molti grandi romanzieri del XX secolo, sia europei che non europei. Per certi aspetti si può dire che il romanzo del XX secolo è una critica del romanzo del XIX secolo attraverso un ritorno ai modelli delle origini (Rabelais, Cervantes, il Settecento francese e inglese). Tale prospettiva, arricchita dalle letture del Curtius di Letteratura europea e Medio Evo latino (1948) e del Carlos Fuentes di Geografia del romanzo (1993), costituisce la base per una critica alla deriva prettamente geo-politica (quando non “etnica”) di molti studi comparatistici contemporanei sul genere romanzesco. Sulla scorta dei seminari sul Romanzo europeo diretti da Milan Kundera e della decennale collaborazione con la rivista francese “L’Atelier du roman”, l’autore, avvalendosi di un linguaggio rigoroso, originale e privo di esibizionismi terminologici, conduce un’analisi ravvicinata delle opere portando alla luce il significato estetico delle loro strutture formali. Inoltre si sofferma su nozioni fondamentali come “dettaglio”, “motivo”, “tema”, e sul romanzo come “territorio del concreto”. Gli autori presi in considerazione sono Italo Svevo, Hermann Broch, Ernesto Sabato, José Saramago, Franz Kafka, Vladimir Nabokov, Deszö Kosztolány, Kenzaburo Oe, Saul Bellow, Danilo Kis, Italo Calvino, Milan Kundera.

L'albero: saggi sul romanzo

Rizzante, Massimo
2007-01-01

Abstract

Il volume è formato da tredici saggi critici dedicati a opere romanzesche del XX secolo; fanno eccezione «L’epoké dell’allegra brigata» che, partendo dal Decameron, sviluppa un’ipotesi sulle origini del romanzo moderno, e «Storia o geografia del romanzo?». In questo saggio, la dimensione sovranazionale del romanzo – che peraltro appartiene all’intero volume – viene messa in luce in una versione tanto apparentemente semplice quanto difficilmente accettata all’interno del campo di studi universitari. La storia dell’arte del romanzo moderno da Rabelais e Cervantes in poi è sempre stata una storia sovranazionale: il romanzo moderno nasce in Europa, in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Germania, in Russia, nell’Europa centrale, ma poi, soprattutto a partire della seconda metà del XX secolo, s’impone in tutta la sua ricchezza e immaginazione negli Stati Uniti, in America Latina, in Asia, in Africa. «Il romanzo moderno è nato in Europa, ma le sue frontiere si sono progressivamente spostate altrove: come se il cuore dell’Europa avesse cominciato a battere al di fuori del suo corpo». L’idea di fondo è che per quanto «il cuore dell’Europa» batta lontano, la geografia non può soppiantare la storia. L’albero del romanzo, i cui innesti sono all’ordine del giorno e i cui frutti sono una continua messa in discussione della sua genealogia, non può non ritornare costantemente alle sue radici: cosa che hanno compiuto molti grandi romanzieri del XX secolo, sia europei che non europei. Per certi aspetti si può dire che il romanzo del XX secolo è una critica del romanzo del XIX secolo attraverso un ritorno ai modelli delle origini (Rabelais, Cervantes, il Settecento francese e inglese). Tale prospettiva, arricchita dalle letture del Curtius di Letteratura europea e Medio Evo latino (1948) e del Carlos Fuentes di Geografia del romanzo (1993), costituisce la base per una critica alla deriva prettamente geo-politica (quando non “etnica”) di molti studi comparatistici contemporanei sul genere romanzesco. Sulla scorta dei seminari sul Romanzo europeo diretti da Milan Kundera e della decennale collaborazione con la rivista francese “L’Atelier du roman”, l’autore, avvalendosi di un linguaggio rigoroso, originale e privo di esibizionismi terminologici, conduce un’analisi ravvicinata delle opere portando alla luce il significato estetico delle loro strutture formali. Inoltre si sofferma su nozioni fondamentali come “dettaglio”, “motivo”, “tema”, e sul romanzo come “territorio del concreto”. Gli autori presi in considerazione sono Italo Svevo, Hermann Broch, Ernesto Sabato, José Saramago, Franz Kafka, Vladimir Nabokov, Deszö Kosztolány, Kenzaburo Oe, Saul Bellow, Danilo Kis, Italo Calvino, Milan Kundera.
2007
Venezia
Marsilio
9788831791724
Rizzante, Massimo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/69521
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