La presente opera si inserisce nel filone di studi dedicato al rapporto tra diritto e tecnologie digitali. Oggetto dell'indagine è il ruolo istituzionale svolto dal software libero nel panorama del diritto dell'era digitale, a partire dalla relazione tra sviluppo tecnologico ed evoluzione della disciplina giuridica. Il primo capitolo, nell'analizzare le tendenze evolutive delle tecnologie che stanno alla base di Internet e delle modalità della sua fruizione (descrivendo applicazioni quali il web semantico ed i sistemi ad agenti software, i sistemi DRM e le prospettive del Trusted Computing), pone alcuni interrogativi sulla trasparenza e sulla natura della disciplina giuridica imposta mediante strumenti tecnologici ed informatici (ciò che viene identificato come la relazione tra diritto ed architettura nello spazio digitale). Il secondo capitolo analizza le caratteristiche generali della regolamentazione giuridica, a partire da una ricostruzione delle proposte teoriche che, nell'ambito della tradizione giuridica occidentale, sono state avanzate per dar conto della natura tipica dell'epifania giuridica, e tenta di comprendere i limiti della compatibilità dell'utilizzo di strumenti tecnologici, specificamente informatici, per regolare il comportamento degli individui con un tale patrimonio culturale. Il terzo capitolo mira a ripercorrere le tappe dello sviluppo delle scienze informatiche, in relazione al mutare del clima culturale e giuridico che attiene all'inquadramento, avvenuto a partire dai primi anni settanta, del software nell'ambito della produzione intellettuale. In particolare si mostrano le relazioni tra il nascere della protezione fornita dal diritto d'autore a questa categoria di opere dell'intelletto e la nascita di forme alternative di disposizione dei diritti di sfruttamento economico sul software, mediante la predisposizione di tipologie contrattuali volte ad utilizzare i diritti esclusivi per garantire all'utente la disponibilità di una serie irrinunciabile di facoltà sui programmi per calcolatore, con lo scopo di creare una forma atipica di appartenenza collettiva degli stessi. Il quarto capitolo analizza gli strumenti istituzionali utilizzati per la gestione di una tale forma di appartenenza collettiva, mediante una ricostruzione degli strumenti giuridici predisposti che hanno consentito, nei due decenni di vita del movimento del software libero, di prosperare e di porsi oggi come modello distributivo credibilmente alternativo a quello definito “proprietario”. Il capitolo conclusivo pone in evidenza gli scopi generali dell'opera e la trama che ne costituisce l'unitarietà: se la regolamentazione mediante strumenti tecnologici, la regolamentazione attraverso architettura, ha, nell'ambito dello spazio digitale, una natura pervasiva e caratteristiche tali da porla in contrapposizione con la tradizionale regolamentazione giuridica del comportamento, il software libero, agendo nel senso di riequilibrare la forza bruta con la quale l'architettura plasma la condotta, reintroduce in essa le forme tipiche delle regole che si esprimono mediante norme di diritto. La regolamentazione attraverso architettura dispone, infatti, di peculiarità che sono state da taluni, specie tra le nuove generazioni dei giuristi americani cresciuti nell'ambito di scuole legate all'analisi economica del diritto, considerate tiranniche nella sostanza. L'opera è volta a mostrare come tale tirannia sia inscindibilmente correlata alle facoltà ed alle libertà che l'utilizzatore delle tecnologie informatiche ha su di esse. La presenza del software libero nell'ecosistema digitale attenua la rigidità di principi giuridici cristallizzati in misure tecnologiche, conferendo a queste la fluidità di cui i primi dispongono quando utilizzati dei giuristi
Diritto e architettura nello spazio digitale: il ruolo del software libero / Rossato, Andrea. - (2006).
Diritto e architettura nello spazio digitale: il ruolo del software libero
Rossato, Andrea
2006-01-01
Abstract
La presente opera si inserisce nel filone di studi dedicato al rapporto tra diritto e tecnologie digitali. Oggetto dell'indagine è il ruolo istituzionale svolto dal software libero nel panorama del diritto dell'era digitale, a partire dalla relazione tra sviluppo tecnologico ed evoluzione della disciplina giuridica. Il primo capitolo, nell'analizzare le tendenze evolutive delle tecnologie che stanno alla base di Internet e delle modalità della sua fruizione (descrivendo applicazioni quali il web semantico ed i sistemi ad agenti software, i sistemi DRM e le prospettive del Trusted Computing), pone alcuni interrogativi sulla trasparenza e sulla natura della disciplina giuridica imposta mediante strumenti tecnologici ed informatici (ciò che viene identificato come la relazione tra diritto ed architettura nello spazio digitale). Il secondo capitolo analizza le caratteristiche generali della regolamentazione giuridica, a partire da una ricostruzione delle proposte teoriche che, nell'ambito della tradizione giuridica occidentale, sono state avanzate per dar conto della natura tipica dell'epifania giuridica, e tenta di comprendere i limiti della compatibilità dell'utilizzo di strumenti tecnologici, specificamente informatici, per regolare il comportamento degli individui con un tale patrimonio culturale. Il terzo capitolo mira a ripercorrere le tappe dello sviluppo delle scienze informatiche, in relazione al mutare del clima culturale e giuridico che attiene all'inquadramento, avvenuto a partire dai primi anni settanta, del software nell'ambito della produzione intellettuale. In particolare si mostrano le relazioni tra il nascere della protezione fornita dal diritto d'autore a questa categoria di opere dell'intelletto e la nascita di forme alternative di disposizione dei diritti di sfruttamento economico sul software, mediante la predisposizione di tipologie contrattuali volte ad utilizzare i diritti esclusivi per garantire all'utente la disponibilità di una serie irrinunciabile di facoltà sui programmi per calcolatore, con lo scopo di creare una forma atipica di appartenenza collettiva degli stessi. Il quarto capitolo analizza gli strumenti istituzionali utilizzati per la gestione di una tale forma di appartenenza collettiva, mediante una ricostruzione degli strumenti giuridici predisposti che hanno consentito, nei due decenni di vita del movimento del software libero, di prosperare e di porsi oggi come modello distributivo credibilmente alternativo a quello definito “proprietario”. Il capitolo conclusivo pone in evidenza gli scopi generali dell'opera e la trama che ne costituisce l'unitarietà: se la regolamentazione mediante strumenti tecnologici, la regolamentazione attraverso architettura, ha, nell'ambito dello spazio digitale, una natura pervasiva e caratteristiche tali da porla in contrapposizione con la tradizionale regolamentazione giuridica del comportamento, il software libero, agendo nel senso di riequilibrare la forza bruta con la quale l'architettura plasma la condotta, reintroduce in essa le forme tipiche delle regole che si esprimono mediante norme di diritto. La regolamentazione attraverso architettura dispone, infatti, di peculiarità che sono state da taluni, specie tra le nuove generazioni dei giuristi americani cresciuti nell'ambito di scuole legate all'analisi economica del diritto, considerate tiranniche nella sostanza. L'opera è volta a mostrare come tale tirannia sia inscindibilmente correlata alle facoltà ed alle libertà che l'utilizzatore delle tecnologie informatiche ha su di esse. La presenza del software libero nell'ecosistema digitale attenua la rigidità di principi giuridici cristallizzati in misure tecnologiche, conferendo a queste la fluidità di cui i primi dispongono quando utilizzati dei giuristiFile | Dimensione | Formato | |
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