Si propone un’analisi comparativa dei più antichi inventari librari stilati entro le fondazioni domenicane e francescane (e presso comunità di altri Ordini mendicanti) nei secoli XIII-XIV. Nonostante le ‘intuizioni’ teoriche di Umberto de Romanis, quinto maestro generale dell’Ordine dei Domenicani, e le sue esortazioni a ripartire le raccolte librarie in due sezioni (una con volumi "cathenati", destinati a frequente consultazione, l’altra provvista di "armaria" per esemplari finalizzati al prestito), i Domenicani si rivelano lenti nella compilazione di inventari e ‘arcaizzanti’ nell’articolazione delle loro biblioteche. I Francescani dal canto loro, nonostante la diversità del messaggio religioso cui si ispirano (fondato non sullo studio ma sulla concretezza dell’esempio), mostrano precoce attenzione a razionalizzare l’ordinamento delle "librarie" conventuali, suddivise in due settori scanditi da una successione tematico-contenutistica dei volumi: la scelta catalografica alfa-numerica consente il controllo del patrimonio posseduto e facilita il reperimento delle singole unità. Nonostante siano le laiche istituzioni universitarie a fornire più rapida attestazione di biblioteche a struttura doppia, i Francescani giocano comunque un ruolo prioritario, sia nel numero di fonti redatte (in una progressione esponenziale particolarmente vivace nel sec. XIV, forse anche in relazione all’accresciuta disponibilità libraria causata dalla peste nera) sia nell’innovativo interesse rivolto all’aspetto archeologico del libro, ‘oggetto’ che attrae benché contrasti con lo spirito di povertà cui si impronta la loro scelta religiosa.
Gli inventari delle biblioteche degli Ordini mendicanti
Frioli, Donatella
2005-01-01
Abstract
Si propone un’analisi comparativa dei più antichi inventari librari stilati entro le fondazioni domenicane e francescane (e presso comunità di altri Ordini mendicanti) nei secoli XIII-XIV. Nonostante le ‘intuizioni’ teoriche di Umberto de Romanis, quinto maestro generale dell’Ordine dei Domenicani, e le sue esortazioni a ripartire le raccolte librarie in due sezioni (una con volumi "cathenati", destinati a frequente consultazione, l’altra provvista di "armaria" per esemplari finalizzati al prestito), i Domenicani si rivelano lenti nella compilazione di inventari e ‘arcaizzanti’ nell’articolazione delle loro biblioteche. I Francescani dal canto loro, nonostante la diversità del messaggio religioso cui si ispirano (fondato non sullo studio ma sulla concretezza dell’esempio), mostrano precoce attenzione a razionalizzare l’ordinamento delle "librarie" conventuali, suddivise in due settori scanditi da una successione tematico-contenutistica dei volumi: la scelta catalografica alfa-numerica consente il controllo del patrimonio posseduto e facilita il reperimento delle singole unità. Nonostante siano le laiche istituzioni universitarie a fornire più rapida attestazione di biblioteche a struttura doppia, i Francescani giocano comunque un ruolo prioritario, sia nel numero di fonti redatte (in una progressione esponenziale particolarmente vivace nel sec. XIV, forse anche in relazione all’accresciuta disponibilità libraria causata dalla peste nera) sia nell’innovativo interesse rivolto all’aspetto archeologico del libro, ‘oggetto’ che attrae benché contrasti con lo spirito di povertà cui si impronta la loro scelta religiosa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione