Istituzioni, mercati, attori: il commercio di transito in Tirolo tra XVII e XIX secolo

Il saggio analizza l’interazione tra tendenze economiche e dinamiche politiche nel definire le vicende storiche dei percorsi transalpini tirolesi tra la prima età moderna e il XIX secolo. L’intensità, la composizione e la direzione dei flussi di scambio dipendevano da una complessa serie di fattori economici e politici, che si manifestavano su scale diverse. Da un lato vi erano fenomeni globali come l’ascesa delle rotte commerciali atlantiche, o continentali come lo spostamento verso l’Europa centrale dell’asse principale degli scambi terrestri continentali tra tardo Medioevo e prima età moderna, o ancora l’avvento della rivoluzione industriale. Dall’altro l’interscambio in area tirolese veniva definito anche dal cambiamento della domanda sui mercati e delle specializzazioni produttive delle aree perialpine, come ad esempio l’importante espansione della produzione di tessuti nella Germania sud-occidentale durante l’età moderna e la crescente specializzazione delle manifatture dell’Italia centro-settentrionale nella produzione di seta filata tra XVII e XVIII secolo. E poi vi era la dimensione politica. I provvedimenti messi in atto dai poteri che in forme diverse esercitano un controllo sugli scambi che coinvolgono l’area alpina possono avere un peso assai rilevante, tanto in negativo quanto in positivo, sulla consistenza dei flussi, tra l’altro attraverso la maggiore o minore attenzione riservata al miglioramento e alla manutenzione delle infrastrutture, o l’applicazione di misure daziarie più o meno oppressive. Le logiche di rafforzamento delle prerogative dello stato centrale portate avanti da Maria Teresa e Giuseppe II, poi rafforzate nel periodo napoleonico e confermate in seguito, hanno ad esempio portato allo smantellamento di un sistema di esenzioni e privilegi che nel tempo avevano rappresentato un vantaggio competitivo importante per i percorsi e le piazze mercantili lungo la via del Brennero.