L’articolo si sofferma sulle architetture razionaliste realizzate nell’ambito delle grandi esposizioni internazionali, passando in rassegna alcune tra le più significative per approdare nell’opera di Adalberto Libera, Mario De Renzi e Antonio Valente che nel 1933 lavorano al padiglione italiano per l’Esposizione mondiale di Chicago, intitolata Century of Progress. Il padiglione venne realizzato con una configurazione diversa da quella proposta in questa sede; l’articolo, infatti, si propone di restituire una configurazione inedita della prima versione del progetto, mostrando alcuni possibili punti di vista del non-costruito. Esperienze razionaliste come vere e proprie occasioni progettuali che, prendendo parte alle grandi Esposizioni Internazionali di architettura, come anche durante le numerose esposizioni internazionali a scala meno estesa, tenutesi in città come Bruxelles, Helsinki, San Francisco e Stoccolma, si fanno latenti di nuovi valori compositivi e tecnici, tracciando di volta in volta ulteriori momenti nella storia dell’architettura moderna. Ripercorrere i segni delle grandi esperienze espositive, attraverso il disegno, costituisce un passaggio chiave non solo nella comprensione delle spazialità inedite, offerte dal dinamismo delle possibilità digitali, ma anche nel riconoscimento di quelle iconografie emblematiche in grado di istituire rimandi immediati tra le questioni sociopolitiche e quelle artistico-architettoniche.
The article dwells on rationalist architecture realised in the context of major international exhibitions, reviewing some of the most significant ones to arrive at the work of Adalberto Libera, Mario De Renzi and Antonio Valente who in 1933 realised the Italian Pavilion for the Chicago World’s Fair entitled Century of Progress. The Pavilion was built with a different configuration than the one proposed here; therefore, the paper aims to give an original configuration of the first version of the project, showing some possible views of the unbuilt. Rationalist experiences as true design opportunities that, by taking part in the great International Architecture Expositions, as well as during the numerous international exhibitions on a smaller scale, held in cities such as Brussels, Helsinki, San Francisco and Stockholm, become latent with new compositional and technical values, tracing further moments in the history of modern architecture. Tracing the signs of the great exhibition experiences, through drawing, constitutes a key step not only in understanding the unprecedented spatialities offered by the dynamism of digital possibilities, but also in recognising those emblematic iconographies capable of establishing immediate cross-references between socio-political and artistic-architectural issues.
Ode grafica di un’armonia plastica. Il padiglione italiano all’Esposizione Mondiale di Chicago del 1933 / Vattano, Starlight. - ELETTRONICO. - (2025), pp. 2087-2110. ( 46° Convegno Internazionale dei Docenti delle Discipline della Rappresentazione Congresso della Unione Italiana per il Disegno Roma 11-13 settembre 2025) [10.3280/oa-1430-c864].
Ode grafica di un’armonia plastica. Il padiglione italiano all’Esposizione Mondiale di Chicago del 1933
Vattano, Starlight
2025-01-01
Abstract
L’articolo si sofferma sulle architetture razionaliste realizzate nell’ambito delle grandi esposizioni internazionali, passando in rassegna alcune tra le più significative per approdare nell’opera di Adalberto Libera, Mario De Renzi e Antonio Valente che nel 1933 lavorano al padiglione italiano per l’Esposizione mondiale di Chicago, intitolata Century of Progress. Il padiglione venne realizzato con una configurazione diversa da quella proposta in questa sede; l’articolo, infatti, si propone di restituire una configurazione inedita della prima versione del progetto, mostrando alcuni possibili punti di vista del non-costruito. Esperienze razionaliste come vere e proprie occasioni progettuali che, prendendo parte alle grandi Esposizioni Internazionali di architettura, come anche durante le numerose esposizioni internazionali a scala meno estesa, tenutesi in città come Bruxelles, Helsinki, San Francisco e Stoccolma, si fanno latenti di nuovi valori compositivi e tecnici, tracciando di volta in volta ulteriori momenti nella storia dell’architettura moderna. Ripercorrere i segni delle grandi esperienze espositive, attraverso il disegno, costituisce un passaggio chiave non solo nella comprensione delle spazialità inedite, offerte dal dinamismo delle possibilità digitali, ma anche nel riconoscimento di quelle iconografie emblematiche in grado di istituire rimandi immediati tra le questioni sociopolitiche e quelle artistico-architettoniche.| File | Dimensione | Formato | |
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