L’obiettivo del saggio è quello di descrivere la trasformazione, di narrare alcune fasi costruttive che nel tempo hanno interessato il complesso architettonico del ‘castelletto’ e di alcuni spazi che si sono sviluppati verso nord seguendo le tracce materiali degli eventi che lo hanno interessato. Il racconto si dipana a partire da alcune riflessioni che diventano il riferimento per i temi trattati e per l’impostazione metodologica delle scelte narrative: il monumento è visto attraverso la lente della ‘stratificazione dell’architettura’ e anche della sua ‘cura’. La stratificazione dell’architettura, in quanto segno della sua realtà spaziale, storica e temporale è una condizione che rappresenta la continua attività dell’uomo che costruisce, modifica, adatta una preesistenza alle sue necessità; rappresenta le pagine del racconto di questa costruzione: ‘parole di pietra’, scritte a più mani, che narrano trasformazioni, cambiamenti e si fanno testimoni di un’architettura che cambia e si arricchisce di nuovi significati. Si tratta di una straordinaria occasione di conoscenza partendo dall’indagine dell’insieme delle tracce materiali presenti che se osservate con un preciso apparato analitico, consentono di avanzare delle ipotesi sulla sequenza delle diverse azioni costruttive e quindi sulle fasi di sviluppo del manufatto. Lo studio si basa sull’analisi stratigrafica del patrimonio non di scavo ma del costruito in elevato e fa riferimento ad una lunga tradizione che dagli anni Settanta in poi ha cercato di indagare tale patrimonio con metodi di analisi che restituiscono la storia del manufatto come storia di processi di accumulo, di sottrazione di modificazione di materia che hanno lasciato una traccia fisica e collegando questi processi in un ordine consequenziale chiamato sequenza stratigrafica. Il percorso di studio intreccia diverse fonti documentarie: il dato archeologico, la stratificazione costruttiva, le fonti inedite e quelle già edite, la documentazione fotografica storica e dei diversi cantieri di restauro che hanno interessato l’edificio nel tempo. Il tentativo di descrivere la trasformazione si misura con la difficoltà di comunicare in maniera chiara i diversi periodi costruttivi; il ricorso alle immagini aiuta questo passaggio metodologico: da qui l’importanza data nel lavoro al continuo rimando alla documentazione grafica e fotografica fatta nel corso del tempo e alla sua rielaborazione. La strategia espositiva del saggio cerca una sintesi tra rigore dei contenuti scientifici e efficacia nella comunicazione; particolare attenzione è stata posta alla rappresentazione pensata come strumento di divulgazione e di comunicazione specialistica. Si è privilegiato un rapporto molto stretto tra la forza narrativa di un’immagine commentata e una legenda a corredo; a questo proposito ricco è il rimando a una serie di tavole illustrative, organizzate come mappe tematiche, con l’obiettivo di rendere visibile l’insieme di azioni del togliere e dell’aggiungere che hanno segnato l’attuale stratificazione costruttiva. Il riferimento citato alla ‘cura’ ha un significato profondo e rimanda alla possibilità di comprendere il valore del nostro patrimonio antico per poterlo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Lo studio che viene presentato ha sicuramente l’obiettivo di comprendere meglio le dinamiche di questo straordinario contesto architettonico; ma anche di fornire delle chiavi di lettura che consentano al lettore, alle giovani generazioni, di capire come il concetto di ‘patrimonio’ non sia un’astrazione del pensiero ma sia ‘qualcosa’ di molto concreto: è la traccia dei ‘senza nome’, delle persone anonime che nel tempo hanno costruito ciò che noi ora osserviamo. Siamo convinti che il lettore, con la pazienza certo che richiede leggere il saggio, possa essere coinvolto in un’avventura conoscitiva che lo può portare a comprendere il vero significato della ‘cura’ del nostro patrimonio: il percorso di scoperta dei dati di conoscenza sulla storia di costruzione e di trasformazione che si celano nella complessa trama dei segni incisi sulla materia, è un’occasione, di certo non l’unica, che consente di fare esperienza di molteplici significati celati nelle cose, la ‘pluralità’ come una condizione propria dell’uomo e delle cose stesse. Da questa attitudine nasce il senso del ‘prendersi cura per il nostro patrimonio’.
Il 'castelletto': indizi, tracce, quesiti di un palinsesto di lungo periodo / Quendolo, Alessandra; Anderle, Michele; Aliprandi, Benedetta. - STAMPA. - (2024), pp. 109-187.
Il 'castelletto': indizi, tracce, quesiti di un palinsesto di lungo periodo
Quendolo, Alessandra;Aliprandi, Benedetta
2024-01-01
Abstract
L’obiettivo del saggio è quello di descrivere la trasformazione, di narrare alcune fasi costruttive che nel tempo hanno interessato il complesso architettonico del ‘castelletto’ e di alcuni spazi che si sono sviluppati verso nord seguendo le tracce materiali degli eventi che lo hanno interessato. Il racconto si dipana a partire da alcune riflessioni che diventano il riferimento per i temi trattati e per l’impostazione metodologica delle scelte narrative: il monumento è visto attraverso la lente della ‘stratificazione dell’architettura’ e anche della sua ‘cura’. La stratificazione dell’architettura, in quanto segno della sua realtà spaziale, storica e temporale è una condizione che rappresenta la continua attività dell’uomo che costruisce, modifica, adatta una preesistenza alle sue necessità; rappresenta le pagine del racconto di questa costruzione: ‘parole di pietra’, scritte a più mani, che narrano trasformazioni, cambiamenti e si fanno testimoni di un’architettura che cambia e si arricchisce di nuovi significati. Si tratta di una straordinaria occasione di conoscenza partendo dall’indagine dell’insieme delle tracce materiali presenti che se osservate con un preciso apparato analitico, consentono di avanzare delle ipotesi sulla sequenza delle diverse azioni costruttive e quindi sulle fasi di sviluppo del manufatto. Lo studio si basa sull’analisi stratigrafica del patrimonio non di scavo ma del costruito in elevato e fa riferimento ad una lunga tradizione che dagli anni Settanta in poi ha cercato di indagare tale patrimonio con metodi di analisi che restituiscono la storia del manufatto come storia di processi di accumulo, di sottrazione di modificazione di materia che hanno lasciato una traccia fisica e collegando questi processi in un ordine consequenziale chiamato sequenza stratigrafica. Il percorso di studio intreccia diverse fonti documentarie: il dato archeologico, la stratificazione costruttiva, le fonti inedite e quelle già edite, la documentazione fotografica storica e dei diversi cantieri di restauro che hanno interessato l’edificio nel tempo. Il tentativo di descrivere la trasformazione si misura con la difficoltà di comunicare in maniera chiara i diversi periodi costruttivi; il ricorso alle immagini aiuta questo passaggio metodologico: da qui l’importanza data nel lavoro al continuo rimando alla documentazione grafica e fotografica fatta nel corso del tempo e alla sua rielaborazione. La strategia espositiva del saggio cerca una sintesi tra rigore dei contenuti scientifici e efficacia nella comunicazione; particolare attenzione è stata posta alla rappresentazione pensata come strumento di divulgazione e di comunicazione specialistica. Si è privilegiato un rapporto molto stretto tra la forza narrativa di un’immagine commentata e una legenda a corredo; a questo proposito ricco è il rimando a una serie di tavole illustrative, organizzate come mappe tematiche, con l’obiettivo di rendere visibile l’insieme di azioni del togliere e dell’aggiungere che hanno segnato l’attuale stratificazione costruttiva. Il riferimento citato alla ‘cura’ ha un significato profondo e rimanda alla possibilità di comprendere il valore del nostro patrimonio antico per poterlo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Lo studio che viene presentato ha sicuramente l’obiettivo di comprendere meglio le dinamiche di questo straordinario contesto architettonico; ma anche di fornire delle chiavi di lettura che consentano al lettore, alle giovani generazioni, di capire come il concetto di ‘patrimonio’ non sia un’astrazione del pensiero ma sia ‘qualcosa’ di molto concreto: è la traccia dei ‘senza nome’, delle persone anonime che nel tempo hanno costruito ciò che noi ora osserviamo. Siamo convinti che il lettore, con la pazienza certo che richiede leggere il saggio, possa essere coinvolto in un’avventura conoscitiva che lo può portare a comprendere il vero significato della ‘cura’ del nostro patrimonio: il percorso di scoperta dei dati di conoscenza sulla storia di costruzione e di trasformazione che si celano nella complessa trama dei segni incisi sulla materia, è un’occasione, di certo non l’unica, che consente di fare esperienza di molteplici significati celati nelle cose, la ‘pluralità’ come una condizione propria dell’uomo e delle cose stesse. Da questa attitudine nasce il senso del ‘prendersi cura per il nostro patrimonio’.| File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Palazzo Pretorio. Da residenza vescovile a sede del Museo diocesano tridentino: una storia plurisecolare
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