Il problema di detour, da definizione, richiede a un animale di aggirare un ostacolo che si interpone tra questi e un oggetto saliente – una fonte di cibo o un compagno sociale – perdendo momentaneamente di vista il dato oggetto. Tradizionalmente, l’ostacolo da aggirare può essere trasparente oppure opaco, coinvolgendo in diversa misura alcuni meccanismi cognitivi. Per esempio, possedere un buon grado di ‘controllo inibitorio’ permetterebbe all’animale di stemperare l’attrattività dell’oggetto, costantemente visibile attraverso l’ostacolo trasparente; ancora, possedere un certo grado di ‘permanenza dell’oggetto’ permetterebbe all’animale di mantenere un’immagine mentale dell’oggetto, non più visibile attraverso l’ostacolo opaco, quel tanto che basta a poterlo raggiungere. Numerose classi di vertebrati e invertebrati hanno dato prova di risolvere un compito di detour, aggirando un ostacolo volto a prevenire l’approccio diretto all’oggetto desiderato. In questo studio, quattro specie di pesci (Danio rerio, Xenotoca eiseni, Carassius auratus e Pterophyllum scalare) sono state sottoposte a un compito di detour entro una four-compartment box con ostacoli opachi che richiedeva loro di perdere temporaneamente il contatto visivo con l’oggetto saliente (un gruppo di conspecifici) durante l’aggiramento. I pesci venivano confinati al centro di un corridoio realizzato in plastica opaca e al termine del quale vi era una parete con una piccola ‘finestra’ attraverso cui l’oggetto era visibile solo dalla posizione iniziale. Sulla linea mediana del corridoio vi erano due aperture simmetriche che permettevano agli animali di accedere a quattro compartimenti di scelta, due prossimi al gruppo di conspecifici e due distanti da esso. Dopo avere oltrepassato l’apertura, aggirandola, i pesci mostravano un comportamento di ricerca in corrispondenza dei due compartimenti vicini al gruppo di conspecifici, sebbene dovessero momentaneamente allontanarsi – e pertanto distogliere lo sguardo – da esso. In questo studio viene fornita la prima evidenza sperimentale del fatto che anche i pesci siano in grado di risolvere il suddetto compito di detour, dando prova di potersi rappresentare il permanere in esistenza dell’oggetto saliente, il quale continua a esistere anche laddove sia temporaneamente non visibile.
Aggirare ostacoli sott’acqua. Risoluzione di un compito di detour in quattro specie di pesci ossei / Baratti, G.; Potrich, D.; Sovrano, V. A.. - STAMPA. - (2019). (Intervento presentato al convegno XXV Congresso AIP Sezione Sperimentale tenutosi a Milano nel 18th-20th September 2019).
Aggirare ostacoli sott’acqua. Risoluzione di un compito di detour in quattro specie di pesci ossei
Baratti G.Primo
;Potrich D.Secondo
;SOVRANO V. A.
Ultimo
2019-01-01
Abstract
Il problema di detour, da definizione, richiede a un animale di aggirare un ostacolo che si interpone tra questi e un oggetto saliente – una fonte di cibo o un compagno sociale – perdendo momentaneamente di vista il dato oggetto. Tradizionalmente, l’ostacolo da aggirare può essere trasparente oppure opaco, coinvolgendo in diversa misura alcuni meccanismi cognitivi. Per esempio, possedere un buon grado di ‘controllo inibitorio’ permetterebbe all’animale di stemperare l’attrattività dell’oggetto, costantemente visibile attraverso l’ostacolo trasparente; ancora, possedere un certo grado di ‘permanenza dell’oggetto’ permetterebbe all’animale di mantenere un’immagine mentale dell’oggetto, non più visibile attraverso l’ostacolo opaco, quel tanto che basta a poterlo raggiungere. Numerose classi di vertebrati e invertebrati hanno dato prova di risolvere un compito di detour, aggirando un ostacolo volto a prevenire l’approccio diretto all’oggetto desiderato. In questo studio, quattro specie di pesci (Danio rerio, Xenotoca eiseni, Carassius auratus e Pterophyllum scalare) sono state sottoposte a un compito di detour entro una four-compartment box con ostacoli opachi che richiedeva loro di perdere temporaneamente il contatto visivo con l’oggetto saliente (un gruppo di conspecifici) durante l’aggiramento. I pesci venivano confinati al centro di un corridoio realizzato in plastica opaca e al termine del quale vi era una parete con una piccola ‘finestra’ attraverso cui l’oggetto era visibile solo dalla posizione iniziale. Sulla linea mediana del corridoio vi erano due aperture simmetriche che permettevano agli animali di accedere a quattro compartimenti di scelta, due prossimi al gruppo di conspecifici e due distanti da esso. Dopo avere oltrepassato l’apertura, aggirandola, i pesci mostravano un comportamento di ricerca in corrispondenza dei due compartimenti vicini al gruppo di conspecifici, sebbene dovessero momentaneamente allontanarsi – e pertanto distogliere lo sguardo – da esso. In questo studio viene fornita la prima evidenza sperimentale del fatto che anche i pesci siano in grado di risolvere il suddetto compito di detour, dando prova di potersi rappresentare il permanere in esistenza dell’oggetto saliente, il quale continua a esistere anche laddove sia temporaneamente non visibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione