Il titolo del volume, “Volta la carta”, è preso a prestito da una nota filastrocca, documentata in Trentino e in altre aree del Nord-est. La formula, che marcava l’avvicendarsi di immagini al succedere delle strofe, è qui impiegata a rappresentare simbolicamente un altro passaggio decisivo: quello fra le locali pratiche di canto popolare già documentate nell’800 e le forme di nuova sperimentazione corale tracciate dagli anni ’20 del ‘900, sul piano delle scelte di repertorio, linguaggio e contenuto ideale. La prima parte del libro riunisce così le remote testimonianze sugli usi musicali tradizionali, riscoperte negli scritti degli studiosi di folklore operanti in Trentino. Dalla lettura attenta di quelle fonti emerge una seria applicazione agli studi, il ritratto di un panorama poetico-musicale certamente ricco ed articolato, nonché la volontà di evidenziare le proprietà culturali di un popolo, quale sostegno e stimolo collettivo alla causa irredentista e patriottica. Poi, tramite un percorso di avvicinamento al clima del nuovo secolo, la seconda parte del libro tratta dell’ideazione e lancio della “coralità alpina”, un rivoluzionario modello di interpretazione polivocale di repertori connessi o ispirati alla tradizione orale del passato. Ecco allora la genesi dei “canti della montagna”, un genere musicale a tutti gli effetti, costruito sul confine tra l’espressione di un’appartenenza territoriale, l’incorporazione di una grammatica artistico-musicale, la ricerca di nuovi spazi d’applicazione compositiva, performativa, spettacolare e mediatica, alle porte della popular music. Il movimento, maturato negli ambienti alpinistici e nella realtà urbana di Trento, parla però di una vicenda nazionale, perché fu proiezione di fasi e tratti cruciali di una storia condivisa, divenendo poi bandiera sonora riconosciuta ed accolta anche al di fuori dei confini regionali. Ci troviamo certo dinanzi a una delle prime prove di folk music revival in Italia, a un laboratorio profondamente radicato in un contesto spazio-temporale e nel campo di coltivazione di una specifica eredità comunitaria; di converso riconosciamo in esso una manifestazione indipendente nella genesi, ma convergente nella sostanza a percorsi, anche precedenti, di riabilitazione e rielaborazione della cultura musicale di popolo, emersi nell’esteso panorama europeo. Il lavoro vuole avviare allora un’inedita riflessione su un rilevante e duraturo itinerario musicale italiano, anche al fine di comprenderne le direzioni contemporanee; allo stesso tempo, il caso di studio — affrontato con gli strumenti dell’indagine storico-antropologica e dell’etnomusicologia — si innesta nel più ampio dibattito internazionale sulle relazioni fra musica, creazione identitaria e rappresentazione nazionale.
Volta la carta: Il canto popolare in Trentino tra ’800 e ’900 / Raschieri, Guido. - 28:(2024), pp. 1-236.
Volta la carta: Il canto popolare in Trentino tra ’800 e ’900
Guido Raschieri
2024-01-01
Abstract
Il titolo del volume, “Volta la carta”, è preso a prestito da una nota filastrocca, documentata in Trentino e in altre aree del Nord-est. La formula, che marcava l’avvicendarsi di immagini al succedere delle strofe, è qui impiegata a rappresentare simbolicamente un altro passaggio decisivo: quello fra le locali pratiche di canto popolare già documentate nell’800 e le forme di nuova sperimentazione corale tracciate dagli anni ’20 del ‘900, sul piano delle scelte di repertorio, linguaggio e contenuto ideale. La prima parte del libro riunisce così le remote testimonianze sugli usi musicali tradizionali, riscoperte negli scritti degli studiosi di folklore operanti in Trentino. Dalla lettura attenta di quelle fonti emerge una seria applicazione agli studi, il ritratto di un panorama poetico-musicale certamente ricco ed articolato, nonché la volontà di evidenziare le proprietà culturali di un popolo, quale sostegno e stimolo collettivo alla causa irredentista e patriottica. Poi, tramite un percorso di avvicinamento al clima del nuovo secolo, la seconda parte del libro tratta dell’ideazione e lancio della “coralità alpina”, un rivoluzionario modello di interpretazione polivocale di repertori connessi o ispirati alla tradizione orale del passato. Ecco allora la genesi dei “canti della montagna”, un genere musicale a tutti gli effetti, costruito sul confine tra l’espressione di un’appartenenza territoriale, l’incorporazione di una grammatica artistico-musicale, la ricerca di nuovi spazi d’applicazione compositiva, performativa, spettacolare e mediatica, alle porte della popular music. Il movimento, maturato negli ambienti alpinistici e nella realtà urbana di Trento, parla però di una vicenda nazionale, perché fu proiezione di fasi e tratti cruciali di una storia condivisa, divenendo poi bandiera sonora riconosciuta ed accolta anche al di fuori dei confini regionali. Ci troviamo certo dinanzi a una delle prime prove di folk music revival in Italia, a un laboratorio profondamente radicato in un contesto spazio-temporale e nel campo di coltivazione di una specifica eredità comunitaria; di converso riconosciamo in esso una manifestazione indipendente nella genesi, ma convergente nella sostanza a percorsi, anche precedenti, di riabilitazione e rielaborazione della cultura musicale di popolo, emersi nell’esteso panorama europeo. Il lavoro vuole avviare allora un’inedita riflessione su un rilevante e duraturo itinerario musicale italiano, anche al fine di comprenderne le direzioni contemporanee; allo stesso tempo, il caso di studio — affrontato con gli strumenti dell’indagine storico-antropologica e dell’etnomusicologia — si innesta nel più ampio dibattito internazionale sulle relazioni fra musica, creazione identitaria e rappresentazione nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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