Il sito di San Martino si trova nel Trentino sud-occidentale, nel Lomaso, più precisamente nel comune di Comano Terme. Prende il nome dal monte sul quale è ubicato, ovvero dallo sperone di roccia, naturalmente difeso, che si erge per più di 200 m sul fondovalle, posto a circa 985 m slm. Fa parte del sistema orografico che di- vide l'Alto Garda e le Giudicarie e sovrasta gli abitanti di Vigo Lomaso e di Lundo, entrambe frazioni del comune di Comano Terme. Il monte è situato in un distretto che forse fu una Judiciarias (CDV, II. n. 199), nato durante il periodo longobardo e frammentatosi nell'alto Medioevo. Oggi è possibile accedere al monte di San Martino dal Sommolago attraverso il passo di San Giovanni (1105 m slm). Il luogo, nonostante le difficoltà di accesso per la sua morfologia, occupava una posizione strategica poiché permetteva un controllo visivo delle valli Giudicarie. principale itinerario commerciale del Trentino occiden- tale, che collegava la val Rendena, con la val di Sole e la val di Non. Nonostante l'assenza di servizi in età medievale (come una strada), fu frequentato dalla gente della zona fino agli anni cinquanta del secolo scorso, per la presenza di una chiesa. Dopo l'abbandono seguirono episodi di crollo, ma nonostante la messa in sicurezza di alcuni apparati, tutto cadde nell'oblio. Solamente nel 1998 l'Amministrazione comunale di Lomaso, sollecitata dalla popolazione, ottenne il recupero archeologico del sito. Le prime indagini, effettuate tra 2000 2004 e le conseguenti valutazioni, servirono per gettare le basi di un vero e proprio progetto di ricerca. Lo scavo, iniziato nell'estate del 2005 e concluso nel 2015, è stato diretto dal professor Volker Bierbrauer (Monaco) e dal dott. Enrico Cavada (funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici e Architettonici della Provincia di Trento); le indagini sono state sostenute a livello finanziario sia dalla Provincia Autonoma di Trento, dalla Soprintendenza per i Beni Culturali, dal Comune di Comano Terme che dalla Kommission zur Vergleichenden Archäologie Römischer Alpen-und Donauländer della Hayerische Akademie der Wissenschafen di Monaco. Sulla sommità del monte ad una quota di circa 1000 m sono stati indagati diciassette settori che hanno chiarito l'estensione del sito, che doveva essere di oltre un ettaro. L'accesso all'area era reso possibile da due varchi aperti negli avancorpi, uno situato a sud definito da due monoliti ed uno posto a nord definito da due strutture. Sono stati recuperati i resti strutturali di un oratorio che nel Medio- evo assunse le caratteristiche di una "chiesa di strada che richiamava occasionali pellegrini e di un insediamento fortificato, caratterizzato dalla presenza di una cinta di di- fesa perimetrale che si sviluppa per circa 1500 m, realizzata in opera incerta con blocchi di pietra locale, distante dagli insediamenti rurali e dalle terre coltivate dai loro abiranti. A ridosso dei tratti esterni nord e sud sono presenti grandi contrafforti a sostegno della muratura perimetrale, che presentano un andamento a profilo rastremato dal basso verso l'alto. La sua messa in opera suggerisce, per la qualità delle strutture, l'uso di maestranze specializzate. Si rilevano inoltre accorgimenti tecnici e formali elaborati nella trattatistica militare tardoromana e bizantina per le lince alpine, fra Ve VI secolo d.C.", legata all'erezione di fortificazioni e centri urbani, in vista della necessità di difendere i confini dell'impero". All'interno della cortina vennero costruiti, utilizzando diverse tecniche, altri edifici in fase con essa o in un periodo successivo; tra questi, nei pressi dell'angolo sud-est dell'insediamento una torre, la cui costruzione è contemporanea a quella della cortina perimetrale. Inoltre, è testimoniata la presenza di un capiente magazzino, evidenziato nel record archeologico da un'ingente quantità di derrate trovate carbonizzate a causa di un incendio. In diretta relazione con l'oratorio sono state individuate sette inumazioni, che ospitavano altrettanti individui in giacitura primaria. Questo lavoro propone l'identificazione di alcuni elementi di privilegio fra le sepolture alla luce delle indagini archeologiche, antropologiche e isotopiche effettuate sui materiali.
Archeologia, antropologia e isotopi. Le sepolture di San Martino di Lundo nel Trentino occidentale / Larentis, Omar; Tonina, Enrica; Pangrazzi, Caterina. - STAMPA. - (2017), pp. 75-90. (Intervento presentato al convegno Sepolture di prestigio nel bacino Mediterraneo (secoli IV-IX). Definizione, immagini, utilizzo tenutosi a Pella nel 28-30 giugno 2017).
Archeologia, antropologia e isotopi. Le sepolture di San Martino di Lundo nel Trentino occidentale
Omar Larentis
Primo
;Caterina PangrazziUltimo
2017-01-01
Abstract
Il sito di San Martino si trova nel Trentino sud-occidentale, nel Lomaso, più precisamente nel comune di Comano Terme. Prende il nome dal monte sul quale è ubicato, ovvero dallo sperone di roccia, naturalmente difeso, che si erge per più di 200 m sul fondovalle, posto a circa 985 m slm. Fa parte del sistema orografico che di- vide l'Alto Garda e le Giudicarie e sovrasta gli abitanti di Vigo Lomaso e di Lundo, entrambe frazioni del comune di Comano Terme. Il monte è situato in un distretto che forse fu una Judiciarias (CDV, II. n. 199), nato durante il periodo longobardo e frammentatosi nell'alto Medioevo. Oggi è possibile accedere al monte di San Martino dal Sommolago attraverso il passo di San Giovanni (1105 m slm). Il luogo, nonostante le difficoltà di accesso per la sua morfologia, occupava una posizione strategica poiché permetteva un controllo visivo delle valli Giudicarie. principale itinerario commerciale del Trentino occiden- tale, che collegava la val Rendena, con la val di Sole e la val di Non. Nonostante l'assenza di servizi in età medievale (come una strada), fu frequentato dalla gente della zona fino agli anni cinquanta del secolo scorso, per la presenza di una chiesa. Dopo l'abbandono seguirono episodi di crollo, ma nonostante la messa in sicurezza di alcuni apparati, tutto cadde nell'oblio. Solamente nel 1998 l'Amministrazione comunale di Lomaso, sollecitata dalla popolazione, ottenne il recupero archeologico del sito. Le prime indagini, effettuate tra 2000 2004 e le conseguenti valutazioni, servirono per gettare le basi di un vero e proprio progetto di ricerca. Lo scavo, iniziato nell'estate del 2005 e concluso nel 2015, è stato diretto dal professor Volker Bierbrauer (Monaco) e dal dott. Enrico Cavada (funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici e Architettonici della Provincia di Trento); le indagini sono state sostenute a livello finanziario sia dalla Provincia Autonoma di Trento, dalla Soprintendenza per i Beni Culturali, dal Comune di Comano Terme che dalla Kommission zur Vergleichenden Archäologie Römischer Alpen-und Donauländer della Hayerische Akademie der Wissenschafen di Monaco. Sulla sommità del monte ad una quota di circa 1000 m sono stati indagati diciassette settori che hanno chiarito l'estensione del sito, che doveva essere di oltre un ettaro. L'accesso all'area era reso possibile da due varchi aperti negli avancorpi, uno situato a sud definito da due monoliti ed uno posto a nord definito da due strutture. Sono stati recuperati i resti strutturali di un oratorio che nel Medio- evo assunse le caratteristiche di una "chiesa di strada che richiamava occasionali pellegrini e di un insediamento fortificato, caratterizzato dalla presenza di una cinta di di- fesa perimetrale che si sviluppa per circa 1500 m, realizzata in opera incerta con blocchi di pietra locale, distante dagli insediamenti rurali e dalle terre coltivate dai loro abiranti. A ridosso dei tratti esterni nord e sud sono presenti grandi contrafforti a sostegno della muratura perimetrale, che presentano un andamento a profilo rastremato dal basso verso l'alto. La sua messa in opera suggerisce, per la qualità delle strutture, l'uso di maestranze specializzate. Si rilevano inoltre accorgimenti tecnici e formali elaborati nella trattatistica militare tardoromana e bizantina per le lince alpine, fra Ve VI secolo d.C.", legata all'erezione di fortificazioni e centri urbani, in vista della necessità di difendere i confini dell'impero". All'interno della cortina vennero costruiti, utilizzando diverse tecniche, altri edifici in fase con essa o in un periodo successivo; tra questi, nei pressi dell'angolo sud-est dell'insediamento una torre, la cui costruzione è contemporanea a quella della cortina perimetrale. Inoltre, è testimoniata la presenza di un capiente magazzino, evidenziato nel record archeologico da un'ingente quantità di derrate trovate carbonizzate a causa di un incendio. In diretta relazione con l'oratorio sono state individuate sette inumazioni, che ospitavano altrettanti individui in giacitura primaria. Questo lavoro propone l'identificazione di alcuni elementi di privilegio fra le sepolture alla luce delle indagini archeologiche, antropologiche e isotopiche effettuate sui materiali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione