La centralità di «Nuovi Argomenti» come polo attrattivo per la cultura del secondo dopoguerra e vero e proprio laboratorio intellettuale è un dato sicuro e oramai accertato da diversi studi, in particolare su singoli autori e autrici che nella rivista hanno svolto un ruolo di primo piano. Dibattiti come quelli sul romanzo, sulla critica letteraria in Italia, su Neocapitalismo e letteratura, ma anche sul rapporto fra cultura e potere, come dimostra l'inchiesta relativa al comunismo e ai problemi dell'arte, e più tardi il dibattito sulla contestazione giovanile, hanno preso avvio proprio sulle pagine di «Nuovi Argomenti». Non ci sono dubbi: a partire dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai nostri giorni, la rivista ha saputo farsi interprete di una parte consistente delle istanze letterarie, sociali e politiche che hanno contribuito a definire la fisionomia della cultura italiana per oltre mezzo secolo. Il volume, pur incentrato su un singolo periodico, non rinuncia alla varietà d'approcci e di proposte. «Nuovi Argomenti» diviene un punto di partenza da cui esercitare uno sguardo obliquo sul contesto storico in cui si inserisce e sulle singolari parabole di autori e autrici che, a più riprese, tra inchieste, dibattiti, fughe in avanti e ripensamenti, ne hanno animato la testata. Il lettore vi troverà saggi di impostazione più storiografica, altri dal taglio più sociologico, altri ancora incentrati su singole figure che hanno avuto in «Nuovi Argomenti» un importante interlocutore o una prestigiosa vetrina per i propri scritti. Una varietà, insomma, che rispecchia lo spirito della rivista stessa, la quale ha fatto dell'apertura al dialogo una delle principali marche di originalità: non passi inosservato che, già nel primo editoriale del 1953, i redattori professavano un marxismo libero e antidogmatico, una sincera vocazione per la scoperta di voci poco note o addirittura sconosciute, in un contesto culturale in cui il discorso letterario rischiava di rimanere soffocato dagli schemi delle ortodossie ideologiche.
«Nuovi Argomenti» 1953-1980. Critica, letteratura e società: Atti del Convegno di Studi – Pisa 26-28 ottobre 2022 / Brancati, Francesco; Conti, Andrea; Gerace, Roberto; Grazioli, Elena; Gubert, Carla. - ELETTRONICO. - 62:(2024), pp. 1-396. [10.17457/9788866804581_NA]
«Nuovi Argomenti» 1953-1980. Critica, letteratura e società: Atti del Convegno di Studi – Pisa 26-28 ottobre 2022
Gubert, Carla
2024-01-01
Abstract
La centralità di «Nuovi Argomenti» come polo attrattivo per la cultura del secondo dopoguerra e vero e proprio laboratorio intellettuale è un dato sicuro e oramai accertato da diversi studi, in particolare su singoli autori e autrici che nella rivista hanno svolto un ruolo di primo piano. Dibattiti come quelli sul romanzo, sulla critica letteraria in Italia, su Neocapitalismo e letteratura, ma anche sul rapporto fra cultura e potere, come dimostra l'inchiesta relativa al comunismo e ai problemi dell'arte, e più tardi il dibattito sulla contestazione giovanile, hanno preso avvio proprio sulle pagine di «Nuovi Argomenti». Non ci sono dubbi: a partire dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai nostri giorni, la rivista ha saputo farsi interprete di una parte consistente delle istanze letterarie, sociali e politiche che hanno contribuito a definire la fisionomia della cultura italiana per oltre mezzo secolo. Il volume, pur incentrato su un singolo periodico, non rinuncia alla varietà d'approcci e di proposte. «Nuovi Argomenti» diviene un punto di partenza da cui esercitare uno sguardo obliquo sul contesto storico in cui si inserisce e sulle singolari parabole di autori e autrici che, a più riprese, tra inchieste, dibattiti, fughe in avanti e ripensamenti, ne hanno animato la testata. Il lettore vi troverà saggi di impostazione più storiografica, altri dal taglio più sociologico, altri ancora incentrati su singole figure che hanno avuto in «Nuovi Argomenti» un importante interlocutore o una prestigiosa vetrina per i propri scritti. Una varietà, insomma, che rispecchia lo spirito della rivista stessa, la quale ha fatto dell'apertura al dialogo una delle principali marche di originalità: non passi inosservato che, già nel primo editoriale del 1953, i redattori professavano un marxismo libero e antidogmatico, una sincera vocazione per la scoperta di voci poco note o addirittura sconosciute, in un contesto culturale in cui il discorso letterario rischiava di rimanere soffocato dagli schemi delle ortodossie ideologiche.File | Dimensione | Formato | |
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