L'atto di fruizione è stato particolarmente enfatizzato e analizzato riguardo alla produzione online, dato che alla partecipazione, più o meno passiva, dell'osservatore/utente il nuovo medium ha sostituito il concetto di interattività, reale o presunta, dellřormai attore dello scambio enunciativo. La questione dell'identità è parimenti al centro dellřuso di internet, sorta di mega-calderone mondiale del sapere ma anche nuova forma di inconscio collettivo in cui pseudonimi, avatar, sdoppiamenti e moltiplicazioni dellřio sono pratiche ordinarie. Ma con quali forme, o meglio attraverso quale figura, il soggetto penetra entra rete? Periferiche di vari tipi, dalla tastiera al mouse, dal joystick al touch-screen, dalla ciber-tuta al tappetino wireless, sono parte del corredo informatico mass-mediatico attuale. Permettono di inserirsi nell'interfaccia di dialogo, generalmente visualizzata dalla proiezione su schermo. Il segno più diffuso della presenza o, meglio, del movimento del soggetto all'interno dello schermo e delle pagine fruite in rete è comunque il cursore. Indicatore di posizionamento per l'inserimento di caratteri o comandi, il cursore ha evoluto le proprie funzioni non solo trasformandosi in puntatore grafico, ma adattandosi alle necessità della navigazione web. Alcune creazioni on-line e, in particolare, opere di internet art, che si appropriano del nuovo potenziale informatico per farne materia di espressione estetica, mostrano aspetti spesso sottovalutati nellřutilizzo funzionale e usuale del cursore. Esse danno cosí modo di ripensare il valore semiotico di questo strumento di proiezione e appropriazione soggettiva del fruibile. Personalizzando o no il proprio puntatore, il soggetto si muove, seleziona e tocca oggetti e link ipertestuali, percependo in esso, consciamente o inconsciamente, un prolungamento prensile del proprio corpo. Più che semplice protesi, il cursore incarna non tanto la presenza del soggetto ma le possibilità aperte al suo fare. Paradossalmente, più che lřatto di visione, il cursore diviene nuova figura della tattilità e della percorribilità cinestestica. Figura retorica di una semiotica visiva, esso non è necessariamente figura emblematica del vedere. Dall'idea di contatto proposta nello schema jakobsoniano della comunicazione, si passerà ad analizzare il tipo di simbiosi estensiva, non propriamente empatica, che fa di questo oggetto immateriale la figura di un percepire appreso, sostitutivo dellřimpossibilità tattile e motoria in un campo prevalentemente visivo o audio-visivo.

L’io in un cursore: pratiche usuali e creazione on-line / Caliandro, Stefania. - STAMPA. - (2011), pp. 677-686.

L’io in un cursore: pratiche usuali e creazione on-line

Caliandro, Stefania
2011-01-01

Abstract

L'atto di fruizione è stato particolarmente enfatizzato e analizzato riguardo alla produzione online, dato che alla partecipazione, più o meno passiva, dell'osservatore/utente il nuovo medium ha sostituito il concetto di interattività, reale o presunta, dellřormai attore dello scambio enunciativo. La questione dell'identità è parimenti al centro dellřuso di internet, sorta di mega-calderone mondiale del sapere ma anche nuova forma di inconscio collettivo in cui pseudonimi, avatar, sdoppiamenti e moltiplicazioni dellřio sono pratiche ordinarie. Ma con quali forme, o meglio attraverso quale figura, il soggetto penetra entra rete? Periferiche di vari tipi, dalla tastiera al mouse, dal joystick al touch-screen, dalla ciber-tuta al tappetino wireless, sono parte del corredo informatico mass-mediatico attuale. Permettono di inserirsi nell'interfaccia di dialogo, generalmente visualizzata dalla proiezione su schermo. Il segno più diffuso della presenza o, meglio, del movimento del soggetto all'interno dello schermo e delle pagine fruite in rete è comunque il cursore. Indicatore di posizionamento per l'inserimento di caratteri o comandi, il cursore ha evoluto le proprie funzioni non solo trasformandosi in puntatore grafico, ma adattandosi alle necessità della navigazione web. Alcune creazioni on-line e, in particolare, opere di internet art, che si appropriano del nuovo potenziale informatico per farne materia di espressione estetica, mostrano aspetti spesso sottovalutati nellřutilizzo funzionale e usuale del cursore. Esse danno cosí modo di ripensare il valore semiotico di questo strumento di proiezione e appropriazione soggettiva del fruibile. Personalizzando o no il proprio puntatore, il soggetto si muove, seleziona e tocca oggetti e link ipertestuali, percependo in esso, consciamente o inconsciamente, un prolungamento prensile del proprio corpo. Più che semplice protesi, il cursore incarna non tanto la presenza del soggetto ma le possibilità aperte al suo fare. Paradossalmente, più che lřatto di visione, il cursore diviene nuova figura della tattilità e della percorribilità cinestestica. Figura retorica di una semiotica visiva, esso non è necessariamente figura emblematica del vedere. Dall'idea di contatto proposta nello schema jakobsoniano della comunicazione, si passerà ad analizzare il tipo di simbiosi estensiva, non propriamente empatica, che fa di questo oggetto immateriale la figura di un percepire appreso, sostitutivo dellřimpossibilità tattile e motoria in un campo prevalentemente visivo o audio-visivo.
2011
Klinkenberg, Jean-Marie et al; Caliandro, Stefania
Retorica del visibile. Strategie dell'immagine tra significazione e comunicazione. 3 Contributi scelti
Roma
Aracne
978-88-548-4217-5
Caliandro, Stefania
L’io in un cursore: pratiche usuali e creazione on-line / Caliandro, Stefania. - STAMPA. - (2011), pp. 677-686.
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