Dalle illustrazioni della danza classica di tradizione alla definizione del fascino gestuale che soggiogò all’inizio del XX secolo un gran numero di artisti dell’avanguardia figurativa, di poeti, di scrittori e di scultori, l’articolo affronta un’analisi grafica sulla rappresentazione della danza, dei suoi soggetti e degli abiti di scena che caratterizzarono il modo di osservare e di percepire la dinamica plastica dei danzatori protagonisti di numerosi disegni, bozzetti e sculture. Il corpus grafico di danze e costumi riecheggia le trasformazioni del balletto, così nelle immagini che ritraggono Marie Taglioni e Fanny Elssler la grafia sicura sul foglio lascia il posto al segno elusivo del corpo che si muove ormai imprevedibile nello spazio teatrale, come nel sovvertimento scenografico operato da Gordon Craig, le cui immagini daranno corpo agli sfondi essenziali e senza quinte della rinata spiritualità greca. Nelle immagini ritratte da Plinio Nomellini o di Romano Romanelli, Isadora Duncan prende parte alla dinamica della natura scolpita dal tempo; il codice della danse d’école si estende a una materialità altra generata dalle rivelazioni possibili del corpo, ltrepassando la confortante abitudine dell’esperienza quotidiana in favore di una nuova struttura di dipendenza tra la danza e la musica. La Duncan attua questa trascrizione su più ambiti del reale, proponendo le due arti come sorelle, abbandonando l’idea della superiorità della musica rispetto alla danza, quest’ultima, ai primi del Novecento, ancora concepita come mero intrattenimento popolare. In risposta alle mutate condizioni storiche e sociali, la percezione dello spazio fisico, come la frammentarietà di quello interiore, restituisce la necessità di un ritorno al modello della Grecia antica per un’espressione del nuovo. L’esplorazione del corposo archivio di immagini del passato riguarda il lavoro dei pionieri della danza moderna che fonderanno il proprio immaginario gestuale sull’atto spirituale che il corpo compie nell’animare posture statuarie ereditate dalla tradizione ellenica. Così, insieme alla Duncan, Alexandre e Clotilde Sakharoff, Ruth St. Denis, Saharet, per citarne alcuni, nei primi decenni del Novecento parteciperanno a un sovvertimento dell’immagine del danzatore non più catturata dalla precisione del contorno corporeo, ma caratterizzata da un atteggiamento teatrale più ansioso e drammatico teso a raggiungere un altrove dionisiaco che Isadora formalizza nel Der Tanz der Zukunft (la danza del futuro) in cui l’essere umano, ormai inseparabile dalla sua natura, si libera dalla costrizione del corsetto per indossare la seta che lascia intravedere le fluenti forme sotto il tessuto. Gli elementi dinamici che hanno definito la trasformazione del concetto di corpo nel tempo, per mezzo delle figure sempre più stilizzate nel segno, diventano l’espediente grafico per osservare, riconoscere e ricostruire le mutazioni parallelamente affrontate dal linguaggio visuale sulla base della documentazione iconografica antica che ispirò l’atteggiamento statuario della figura femminile il cui movimento libero si fa manifesto dell’inarrestabile risolutezza di emancipazione sociale. Disegnatori, registi, scenografi e artisti lavoreranno a stretto contatto con i protagonisti della danza che attraverso fotografie, schizzi di scena e fotogrammi raccontano le ultime sperimentazioni della danza moderna, rievocandone luci e colori, subendone il fascino e il tratto.
From the illustrations of traditional classical dance to the definition of the gestural fascination that subjugated at the beginning of the twentieth century a large number of artists of the figurative avantgarde, poets, writers and sculptors, the article deals with a graphic analysis of the dance representation, its subjects and stage clothes that characterized the way of observing and perceiving the plastic dynamics of the dancers protagonists of numerous drawings, sketches and sculptures. The graphic corpus of dances and costumes echoes the transformations of the ballet, so in the images that portray Marie Taglioni and Fanny Elssler the sure handwriting on the sheet gives way to the elusive sign of the body that moves now unpredictable in the theatrical space, as in the set-design subversion made by Gordon Craig, whose images gave body to the essential and backstage backgrounds of the reborn Greek spirituality. In the images portrayed by Plinio Nomellini or Romano Romanelli, Isadora Duncan takes part in the dynamics of nature sculpted by time; the code of the danse d’école extends to a different materiality generated by the possible revelations of the body, going beyond the comforting habit of daily experience in favor of a new structure of dependence between dance and music. Duncan implements this transcription on several areas of reality, proposing the two arts as sisters, abandoning the idea of the superiority of music over dance, the latter, in the early twentieth century, still conceived as mere popular entertainment. In response to the changed historical and social conditions, the perception of physical space, like the fragmentary nature of the inner one, restores the need for a return to the model of ancient Greece for an expression of the new. The exploration of the fullbodied archive of images from the past concerns the work of the pioneers of modern dance who merged their gestural imagery with the spiritual act that the body performs in animating statuesque postures inherited from the Hellenic tradition. Thus, together with Duncan, Alexandre and Clotilde Sakharoff, Ruth St. Moritz, Saharet, to name a few, in the early decades of the twentieth century will participate in a subversion of the dancer image no longer captured by the precision of the body contour, but characterized by a more anxious and dramatic theatrical attitude aimed at reaching a Dionysian elsewhere that Isadora formalizes in Der Tanz der Zukunft (the dance of the future) in which the human being, now inseparable from his/her nature, frees himself/herself from the corset constraint to wear the silk that allows a glimpse of the flowing forms under the fabric. The dynamic elements that have defined the transformation of the concept of the body over time, through the figures increasingly stylized in the sign, become the graphic expedient to observe, recognize and reconstruct the parallel mutations faced by visual language on the basis of the ancient iconographic documentation that inspired the statuesque attitude of the female figure whose free movement becomes manifest in the unstoppable resolve of social emancipation. Draftsmen, directors, set designers and artists will work in close contact with the protagonists of the dance, who through photographs, sketches and videoframes tell the latest experiments in modern dance, evoking its lights and colors, undergoing the charm and stroke.
La danza nelle arti figurative tra Ottocento e Avanguardia = Dance in Figurative Arts between Eighteenth Century and Avant-Garde / Vattano, Starlight. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 1056-1079.
La danza nelle arti figurative tra Ottocento e Avanguardia = Dance in Figurative Arts between Eighteenth Century and Avant-Garde
Vattano, Starlight
2020-01-01
Abstract
Dalle illustrazioni della danza classica di tradizione alla definizione del fascino gestuale che soggiogò all’inizio del XX secolo un gran numero di artisti dell’avanguardia figurativa, di poeti, di scrittori e di scultori, l’articolo affronta un’analisi grafica sulla rappresentazione della danza, dei suoi soggetti e degli abiti di scena che caratterizzarono il modo di osservare e di percepire la dinamica plastica dei danzatori protagonisti di numerosi disegni, bozzetti e sculture. Il corpus grafico di danze e costumi riecheggia le trasformazioni del balletto, così nelle immagini che ritraggono Marie Taglioni e Fanny Elssler la grafia sicura sul foglio lascia il posto al segno elusivo del corpo che si muove ormai imprevedibile nello spazio teatrale, come nel sovvertimento scenografico operato da Gordon Craig, le cui immagini daranno corpo agli sfondi essenziali e senza quinte della rinata spiritualità greca. Nelle immagini ritratte da Plinio Nomellini o di Romano Romanelli, Isadora Duncan prende parte alla dinamica della natura scolpita dal tempo; il codice della danse d’école si estende a una materialità altra generata dalle rivelazioni possibili del corpo, ltrepassando la confortante abitudine dell’esperienza quotidiana in favore di una nuova struttura di dipendenza tra la danza e la musica. La Duncan attua questa trascrizione su più ambiti del reale, proponendo le due arti come sorelle, abbandonando l’idea della superiorità della musica rispetto alla danza, quest’ultima, ai primi del Novecento, ancora concepita come mero intrattenimento popolare. In risposta alle mutate condizioni storiche e sociali, la percezione dello spazio fisico, come la frammentarietà di quello interiore, restituisce la necessità di un ritorno al modello della Grecia antica per un’espressione del nuovo. L’esplorazione del corposo archivio di immagini del passato riguarda il lavoro dei pionieri della danza moderna che fonderanno il proprio immaginario gestuale sull’atto spirituale che il corpo compie nell’animare posture statuarie ereditate dalla tradizione ellenica. Così, insieme alla Duncan, Alexandre e Clotilde Sakharoff, Ruth St. Denis, Saharet, per citarne alcuni, nei primi decenni del Novecento parteciperanno a un sovvertimento dell’immagine del danzatore non più catturata dalla precisione del contorno corporeo, ma caratterizzata da un atteggiamento teatrale più ansioso e drammatico teso a raggiungere un altrove dionisiaco che Isadora formalizza nel Der Tanz der Zukunft (la danza del futuro) in cui l’essere umano, ormai inseparabile dalla sua natura, si libera dalla costrizione del corsetto per indossare la seta che lascia intravedere le fluenti forme sotto il tessuto. Gli elementi dinamici che hanno definito la trasformazione del concetto di corpo nel tempo, per mezzo delle figure sempre più stilizzate nel segno, diventano l’espediente grafico per osservare, riconoscere e ricostruire le mutazioni parallelamente affrontate dal linguaggio visuale sulla base della documentazione iconografica antica che ispirò l’atteggiamento statuario della figura femminile il cui movimento libero si fa manifesto dell’inarrestabile risolutezza di emancipazione sociale. Disegnatori, registi, scenografi e artisti lavoreranno a stretto contatto con i protagonisti della danza che attraverso fotografie, schizzi di scena e fotogrammi raccontano le ultime sperimentazioni della danza moderna, rievocandone luci e colori, subendone il fascino e il tratto.File | Dimensione | Formato | |
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