Dopo la caduta del Muro per gli intellettuali dell’Est tedesco la difficile transizione da un passato familiare, per quanto controverso, a un domani riunificato e ancora sconosciuto costituisce lo sfondo su cui, come già in altri momenti di svolta della storia tedesca contemporanea, la scrittura letteraria è indotta a interrogarsi intorno allo strumento per eccellenza dell’agire intellettuale, artistico e sociale: la lingua. Il saggio sceglie due autori che, nonostante la diversa appartenenza generazionale, sono parimenti esemplari di questa problematica cruciale: Christa Wolf (1929), massima rappresentante della letteratura tedesco-orientale, e Kurt Drawert (1956), fino al 1990 vicino alla scena anarco-intellettuale di Prenzlauer Berg. I loro testi pubblicati tra il 1989 e il 1996 si rivelano un lucido affondo nella crisi e poi nella scomparsa del mondo tedesco orientale, assumendo le parole stesse come luogo privilegiato del proprio scandaglio. Le riflessioni sulla lingua e sulla sua espressione più elevata, la letteratura, si inseriscono in tal modo all’interno dell’indagine letteraria ed esistenziale di chi, come Wolf e Drawert, si concentra sui codici della propria storia e del proprio presente per sondare se stesso e il mondo circostante.
Tra silenzio e parola: riflessioni sul linguaggio nella letteratura tedesco-orientale dopo il 1989: Christa Wolf e Kurt Drawert / Rota, Andrea. - ELETTRONICO. - 127:(2010), pp. 1-214.
Tra silenzio e parola: riflessioni sul linguaggio nella letteratura tedesco-orientale dopo il 1989: Christa Wolf e Kurt Drawert
Rota, Andrea
2010-01-01
Abstract
Dopo la caduta del Muro per gli intellettuali dell’Est tedesco la difficile transizione da un passato familiare, per quanto controverso, a un domani riunificato e ancora sconosciuto costituisce lo sfondo su cui, come già in altri momenti di svolta della storia tedesca contemporanea, la scrittura letteraria è indotta a interrogarsi intorno allo strumento per eccellenza dell’agire intellettuale, artistico e sociale: la lingua. Il saggio sceglie due autori che, nonostante la diversa appartenenza generazionale, sono parimenti esemplari di questa problematica cruciale: Christa Wolf (1929), massima rappresentante della letteratura tedesco-orientale, e Kurt Drawert (1956), fino al 1990 vicino alla scena anarco-intellettuale di Prenzlauer Berg. I loro testi pubblicati tra il 1989 e il 1996 si rivelano un lucido affondo nella crisi e poi nella scomparsa del mondo tedesco orientale, assumendo le parole stesse come luogo privilegiato del proprio scandaglio. Le riflessioni sulla lingua e sulla sua espressione più elevata, la letteratura, si inseriscono in tal modo all’interno dell’indagine letteraria ed esistenziale di chi, come Wolf e Drawert, si concentra sui codici della propria storia e del proprio presente per sondare se stesso e il mondo circostante.File | Dimensione | Formato | |
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