Narrazione e riflessione nell’opera di Giampiero Neri

La poesia di Giampiero Neri è difficile da collocare nel campo letterario italiano. In parte, Neri costituisce un’eccezione per il tipo di personaggio poetico che incarna. Esordisce in volume a quasi cinquant’anni, da quando ne ha venti lavora in banca, e continuerà a farlo fino alla pensione. Nel campo poetico, dunque, è un outsider. Negli anni in cui De Angelis e Conte partecipano a Castelporziano, a Milano nasce «Niebo» e Magrelli diventa un punto di riferimento per le riviste romane, Neri lavora in banca e vive lontano da reading, festival e riviste di poetica. L’alterità rispetto alle caratteristiche con le quali si va definendo la generazione degli autori esordienti in quel decennio contribuisce a generare un cono d’ombra o di incomprensione rispetto alla sua opera. Eppure, la poesia di Neri ha influenzato molti poeti delle generazioni successive; inoltre è l’unico autore italiano ammesso nella genealogia del gruppo di Prosa in prosa. Per questo può essere utile non solo continuare a studiare le sue opere, ma anche cercare di capire ciò che le rende diverse rispetto ad altre raccolte di poesia coeve. In questo articolo cercherò di mostrare come l’alterità derivi, almeno in parte, dalla compresenza di diverse logiche del discorso letterario: autobiografia lirica, narrazione breve, aforisma, riflessione morale.