Negli ultimi due secoli, sono state costruite migliaia di opere militari, diventate ben presto obsolete, molte sono state abbandonate perché nel posto sbagliato o a causa dell'obsolescenza delle strutture. Quando l’architettura, persa la sua funzione, rimane potente nella sua forma materica, è architettura disfunzionale, che non corrisponde al vuoto urbano o all’ architettura marginale, perché le appartengono elementi di riconoscimento tipologico e di specializzazione, governati nella loro realizzazione da una autorità univoca e da un’identità stilistica. Per conservare e rendere nuovamente disponibile questo ampio patrimonio militare è considerata buona pratica il riuso, ovvero declinare le sue forme come contenitore disponibile a nuovi utenti e quindi utilizzi. Pratica che non comprende la distanza, attuale, tra spazio, tempo e senso. Il tempo, tra identità, trasformazione e utilizzo, fallisce su qualsiasi buona pratica, in assenza di un’idea possibile di futuro. In altre parole se non si introduce l’idea di ‘contenitore minimò, come fase intermedia legata a usi poveri e di contiguità urbana o territoriale, quindi la disponibilità immediata all'utilizzo sociale, all’accessibilità, attraverso programmi di minima manutenzione straordinaria, attraverso strategie sottrattive. L’Arsenale di Verona ha cercato utenti e usi dentro un apparente processo di buone pratiche, ma è ancora in grande parte uno spazio indisponibile, così come parte del sistema difensivo che proteggeva il confine orientale, che a seguito di alcuni interventi è un bene conservato, ma ancora parzialmente inaccessibile. La via della funzione, dell’usabilità definitiva, in realtà riproduce il processo di degrado e di separazione del punto iniziale, un eterno ritorno. L’obiettivo della ricerca architettonico è indagare il valore operativo del ‘progetto disfunzionale’ nelle tipologie militari, abbandonando l’assunzione illusoria sulla forza rigeneratrice della funzione, additiva alla forma originale, approfondendo il nucleo teorico di un ‘progetto di sottrazione’, possibilità per nuovi spazi e tempi, da ritrovare, reinventare e riabitare.

Patrimoni disfunzionali: strategie e dispositivi di sottrazione per ripensare le aree militari dismesse / Battaino, Claudia; Fossati, Paolo. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 562-572. [10.30448/UNI.916.50825]

Patrimoni disfunzionali: strategie e dispositivi di sottrazione per ripensare le aree militari dismesse

Battaino, Claudia;Fossati, Paolo
2021-01-01

Abstract

Negli ultimi due secoli, sono state costruite migliaia di opere militari, diventate ben presto obsolete, molte sono state abbandonate perché nel posto sbagliato o a causa dell'obsolescenza delle strutture. Quando l’architettura, persa la sua funzione, rimane potente nella sua forma materica, è architettura disfunzionale, che non corrisponde al vuoto urbano o all’ architettura marginale, perché le appartengono elementi di riconoscimento tipologico e di specializzazione, governati nella loro realizzazione da una autorità univoca e da un’identità stilistica. Per conservare e rendere nuovamente disponibile questo ampio patrimonio militare è considerata buona pratica il riuso, ovvero declinare le sue forme come contenitore disponibile a nuovi utenti e quindi utilizzi. Pratica che non comprende la distanza, attuale, tra spazio, tempo e senso. Il tempo, tra identità, trasformazione e utilizzo, fallisce su qualsiasi buona pratica, in assenza di un’idea possibile di futuro. In altre parole se non si introduce l’idea di ‘contenitore minimò, come fase intermedia legata a usi poveri e di contiguità urbana o territoriale, quindi la disponibilità immediata all'utilizzo sociale, all’accessibilità, attraverso programmi di minima manutenzione straordinaria, attraverso strategie sottrattive. L’Arsenale di Verona ha cercato utenti e usi dentro un apparente processo di buone pratiche, ma è ancora in grande parte uno spazio indisponibile, così come parte del sistema difensivo che proteggeva il confine orientale, che a seguito di alcuni interventi è un bene conservato, ma ancora parzialmente inaccessibile. La via della funzione, dell’usabilità definitiva, in realtà riproduce il processo di degrado e di separazione del punto iniziale, un eterno ritorno. L’obiettivo della ricerca architettonico è indagare il valore operativo del ‘progetto disfunzionale’ nelle tipologie militari, abbandonando l’assunzione illusoria sulla forza rigeneratrice della funzione, additiva alla forma originale, approfondendo il nucleo teorico di un ‘progetto di sottrazione’, possibilità per nuovi spazi e tempi, da ritrovare, reinventare e riabitare.
2021
Rigenerare le aree militari dismesse: prospettive, dibattiti e riconversioni in Italia, Spagna e in contesti internazionali.
Santarcangelo di Romagna (RN)
Maggioli Editore
978-88-916-5082-5
Battaino, Claudia; Fossati, Paolo
Patrimoni disfunzionali: strategie e dispositivi di sottrazione per ripensare le aree militari dismesse / Battaino, Claudia; Fossati, Paolo. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 562-572. [10.30448/UNI.916.50825]
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