La poesia ‘vesuviana’ ha interessato la critica soprattutto in riferimento alla ricerca di fonti o di suggestioni letterarie che avessero agito nella composizione della Ginestra, arrivando per questa via a segnalare la presenza nella memoria leopardiana di alcuni autori da lui antologizzati nella Crestomazia (Bettinelli, Mascheroni e Bertola). Il tema vesuviano è altresì inevitabilmente comparso, ma per esservi subito riassorbito, nell’ambito degli studi sul gusto letterario delle rovine (Negri). L’intervento si propone invece di esaminare le modalità nelle quali l’interesse per il vulcano si tradusse in forma letteraria nel corso della stagione settecentesca, che vide il Vesuvio quasi costantemente in attività, attività cui corrispose un altrettanto intenso dibattito scientifico sulle cause delle eruzioni e un fitto interrogarsi sulle leggi della natura che presiedevano a quei fenomeni. Anche la motivazione che muove gli autori, napoletani o operanti a Napoli in quegli anni, a dedicare versi al Vesuvio è spesso di tipo scientifico e filosofico, e non unicamente indirizzata ad enfatizzare l’elemento pittoresco oppure quello rovinistico-antiquario che per consuetudine definiscono il topos vesuviano.
Poesia alle falde Vesuvio / Di Ricco, Alessandra. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 1-10. (Intervento presentato al convegno Letteratura e scienze tenutosi a Pisa nel 12-14 settembre 2019).
Poesia alle falde Vesuvio
ALESSANDRA DI RICCO
2021-01-01
Abstract
La poesia ‘vesuviana’ ha interessato la critica soprattutto in riferimento alla ricerca di fonti o di suggestioni letterarie che avessero agito nella composizione della Ginestra, arrivando per questa via a segnalare la presenza nella memoria leopardiana di alcuni autori da lui antologizzati nella Crestomazia (Bettinelli, Mascheroni e Bertola). Il tema vesuviano è altresì inevitabilmente comparso, ma per esservi subito riassorbito, nell’ambito degli studi sul gusto letterario delle rovine (Negri). L’intervento si propone invece di esaminare le modalità nelle quali l’interesse per il vulcano si tradusse in forma letteraria nel corso della stagione settecentesca, che vide il Vesuvio quasi costantemente in attività, attività cui corrispose un altrettanto intenso dibattito scientifico sulle cause delle eruzioni e un fitto interrogarsi sulle leggi della natura che presiedevano a quei fenomeni. Anche la motivazione che muove gli autori, napoletani o operanti a Napoli in quegli anni, a dedicare versi al Vesuvio è spesso di tipo scientifico e filosofico, e non unicamente indirizzata ad enfatizzare l’elemento pittoresco oppure quello rovinistico-antiquario che per consuetudine definiscono il topos vesuviano.File | Dimensione | Formato | |
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