Il Duomo di S. Andrea Apostolo a Venzone crolla rovinosamente con il terremoto che investe il Friuli nel 1976. Viene ricostruito con un complesso intervento di restauro che prevede la ricollocazione delle pietre che facevano parte della muratura (circa 9000 pietre) nella stessa posizione precedente al crollo. A 25 anni dalla riconsegna al culto avvenuta nel 1996, il libro propone, attraverso documenti inediti, una rilettura di alcuni aspetti della complessa vicenda legata a questo caso con una strategia narrativa che non segue la diacronia degli eventi ma mostra la ricchezza dei modi con cui il Duomo possa essere visto e fruito. “Parole di Pietra” è un’opera che colma attualmente la mancanza di una pubblicazione che illustra in maniera compiuta come è avvenuta la ricostruzione del Duomo di Venzone; oggetto quest’ultimo di grande attenzione a livello non solo nazionale. I registi narrativi proposti introducono la vicenda del restauro del Duomo focalizzando l’attenzione su quattro nuclei semantici che vengono argomentati con il riferimento alla ricchezza di multiformi fonti documentarie: “guardare con affetto”; “L’Orcolat”; “pietas: la cura delle ferite”; “le immagini nascoste”. La prima figura documenta lo stato attuale del Duomo, quindi a restauro ultimato, con una serie articolata di scatti fotografici d’autore che nel loro insieme consentono al monumento di essere tangibile ed autonoma espressione dell’idea di restauro che ha nutrito il Progetto Culturale. Il Duomo esprime, mostra, parla con la sua stratificazione materica del travaglio culturale e umano di una distruzione e di una costruzione che nelle molteplici configurazioni generate dal rapporto fra parte non crollata e parte ricomposta restituisce molto di più di ciò che appare. Consente di riconoscere senza inganno gli interventi di restauro realizzati come segni tangibili della storia e del tempo ma anche di generare molteplici nuove forme di creazione nella possibilità di immaginazione e di memoria proprie dell’osservatore. "L’Orcolat" rappresenta il gravissimo stato di dissesto che il Duomo subisce con i terremoti distruttivi di maggio e settembre 1976. La struttura se prima conserva la sua configurazione architettonica, dopo lo sciame sismico di settembre si riduce in un cumulo di macerie. Dopo una complessa fase di rimozione controllata delle macerie, del recupero delle pietre e della successiva messa in sicurezza delle murature superstiti, il Duomo rimarrà a lungo in questo stato di rovina, prima dell’avvio del cantiere nel 1988. “Pietas: la cura delle ferite”, rimanda alla narrazione di alcune fasi della ricomposizione delle pietre a terra come momento metodologico del riconoscimento di ogni frammento di pietra nella sua duplice polarità: essere indizio di un potenziale informativo che rimanda alla sua collocazione prima del crollo ma anche rivelazione di un atteggiamento di “pietas”, di cura e rispetto nei confronti di ciò che è rimasto dell’opera dell’uomo dopo un evento distruttivo. La strategia narrativa, che intende “far vedere” le pietre, fonda la sua ragione anche sul riconoscimento del valore della partecipazione attiva di ogni singola persona alla cura del patrimonio che si raggiunge anche facendo esperienza diretta del significato del valore di testimonianza che un’opera del fare umano può avere per ognuno di noi. “Le immagini nascoste” riguardano il cantiere di restauro del Duomo, inteso come costellazione di fasi documentate non tanto nelle implicazioni tecnico costruttive ma nel contributo che possono dare a fissare nella memoria alcune microstorie che progressivamente mostrano il divenire di uno spazio di grande suggestione.
Parole di pietra. Il Duomo di Venzone si racconta, / Quendolo, Alessandra; Marino, Floriana. - STAMPA. - (2021).
Parole di pietra. Il Duomo di Venzone si racconta,
Quendolo, Alessandra;
2021-01-01
Abstract
Il Duomo di S. Andrea Apostolo a Venzone crolla rovinosamente con il terremoto che investe il Friuli nel 1976. Viene ricostruito con un complesso intervento di restauro che prevede la ricollocazione delle pietre che facevano parte della muratura (circa 9000 pietre) nella stessa posizione precedente al crollo. A 25 anni dalla riconsegna al culto avvenuta nel 1996, il libro propone, attraverso documenti inediti, una rilettura di alcuni aspetti della complessa vicenda legata a questo caso con una strategia narrativa che non segue la diacronia degli eventi ma mostra la ricchezza dei modi con cui il Duomo possa essere visto e fruito. “Parole di Pietra” è un’opera che colma attualmente la mancanza di una pubblicazione che illustra in maniera compiuta come è avvenuta la ricostruzione del Duomo di Venzone; oggetto quest’ultimo di grande attenzione a livello non solo nazionale. I registi narrativi proposti introducono la vicenda del restauro del Duomo focalizzando l’attenzione su quattro nuclei semantici che vengono argomentati con il riferimento alla ricchezza di multiformi fonti documentarie: “guardare con affetto”; “L’Orcolat”; “pietas: la cura delle ferite”; “le immagini nascoste”. La prima figura documenta lo stato attuale del Duomo, quindi a restauro ultimato, con una serie articolata di scatti fotografici d’autore che nel loro insieme consentono al monumento di essere tangibile ed autonoma espressione dell’idea di restauro che ha nutrito il Progetto Culturale. Il Duomo esprime, mostra, parla con la sua stratificazione materica del travaglio culturale e umano di una distruzione e di una costruzione che nelle molteplici configurazioni generate dal rapporto fra parte non crollata e parte ricomposta restituisce molto di più di ciò che appare. Consente di riconoscere senza inganno gli interventi di restauro realizzati come segni tangibili della storia e del tempo ma anche di generare molteplici nuove forme di creazione nella possibilità di immaginazione e di memoria proprie dell’osservatore. "L’Orcolat" rappresenta il gravissimo stato di dissesto che il Duomo subisce con i terremoti distruttivi di maggio e settembre 1976. La struttura se prima conserva la sua configurazione architettonica, dopo lo sciame sismico di settembre si riduce in un cumulo di macerie. Dopo una complessa fase di rimozione controllata delle macerie, del recupero delle pietre e della successiva messa in sicurezza delle murature superstiti, il Duomo rimarrà a lungo in questo stato di rovina, prima dell’avvio del cantiere nel 1988. “Pietas: la cura delle ferite”, rimanda alla narrazione di alcune fasi della ricomposizione delle pietre a terra come momento metodologico del riconoscimento di ogni frammento di pietra nella sua duplice polarità: essere indizio di un potenziale informativo che rimanda alla sua collocazione prima del crollo ma anche rivelazione di un atteggiamento di “pietas”, di cura e rispetto nei confronti di ciò che è rimasto dell’opera dell’uomo dopo un evento distruttivo. La strategia narrativa, che intende “far vedere” le pietre, fonda la sua ragione anche sul riconoscimento del valore della partecipazione attiva di ogni singola persona alla cura del patrimonio che si raggiunge anche facendo esperienza diretta del significato del valore di testimonianza che un’opera del fare umano può avere per ognuno di noi. “Le immagini nascoste” riguardano il cantiere di restauro del Duomo, inteso come costellazione di fasi documentate non tanto nelle implicazioni tecnico costruttive ma nel contributo che possono dare a fissare nella memoria alcune microstorie che progressivamente mostrano il divenire di uno spazio di grande suggestione.File | Dimensione | Formato | |
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