La generazione di artisti trentini nata nell'ultimo quarto dell'Ottocento assistette ad un brusco rivolgimento culturale. Cresciuta in una privilegiata geografia di transizione, fra Italia, Impero Austro-Ungarico e Germania, essa si trovò ad affrontare, dopo la Prima Guerra Mondiale, la questione nazionalista imposta dalla retorica post-bellica e dal regime fascista. Specialmente per coloro che si erano formati fuori dall'Italia, nelle rinomate accademie di Vienna e di Monaco – assieme a Milano e Venezia, tra le mete di studio più consuete per gli artisti trentini – il tema identitario richiese una complessa conciliazione con il proprio retaggio culturale cosmopolita: il gusto secessionista appreso in quelle città; la sofisticata e decadente visione dell'antichità impartita in quelle scuole; il dotto simbolismo diffuso in molte capitali europee. Un caso paradigmatico di questo delicato adattamento, tra la propria educazione artistica e il clima di eroico nazionalismo e di esibito irredentismo degli anni Venti italiani, è costituito dal Circolo Artistico Trentino. Sviluppatosi nell'immediato dopoguerra, il Circolo svolse una funzione di coordinamento, dibattito e riorganizzazione per molti artisti rimpatriati in Trentino. Attorno ad esso si radunarono numerosi giovani formatisi nelle accademie viennesi e monacensi: gli scultori Stefano Zuech ed Ermete Bonapace, i pittori Luigi Bonazza e Oddone Tomasi, o ancora la poliedrica figura di Giorgio Wenter Marini. L'esemplarità della loro vicenda consistette, soprattutto, nel tentativo di individuare un arduo equilibrio, stilistico e iconografico, fra le nuove istanze italiane ed un gusto appreso perlopiù nell’anteguerra. Cercando di analizzare questo particolare caso di sincretismo, l'intervento si struttura in tre parti. Nella prima cercherò di delineare un quadro delle principali rotte di formazione degli artisti trentini, fra Otto e Novecento. Nella seconda approfondirò la vicenda specifica del Circolo Artistico Trentino e, nella fattispecie, di alcuni suoi membri. Nella parte conclusiva proverò ad interpretare alcune opere di questi artisti cercando di raffrontare i problemi stilistici con le questioni identitarie.
Formazione artistica e 'rimpatrio': il caso trentino nel primo dopoguerra del Novecento / Viva, Denis. - STAMPA. - (2020), pp. 401-415.
Formazione artistica e 'rimpatrio': il caso trentino nel primo dopoguerra del Novecento
VIVA
2020-01-01
Abstract
La generazione di artisti trentini nata nell'ultimo quarto dell'Ottocento assistette ad un brusco rivolgimento culturale. Cresciuta in una privilegiata geografia di transizione, fra Italia, Impero Austro-Ungarico e Germania, essa si trovò ad affrontare, dopo la Prima Guerra Mondiale, la questione nazionalista imposta dalla retorica post-bellica e dal regime fascista. Specialmente per coloro che si erano formati fuori dall'Italia, nelle rinomate accademie di Vienna e di Monaco – assieme a Milano e Venezia, tra le mete di studio più consuete per gli artisti trentini – il tema identitario richiese una complessa conciliazione con il proprio retaggio culturale cosmopolita: il gusto secessionista appreso in quelle città; la sofisticata e decadente visione dell'antichità impartita in quelle scuole; il dotto simbolismo diffuso in molte capitali europee. Un caso paradigmatico di questo delicato adattamento, tra la propria educazione artistica e il clima di eroico nazionalismo e di esibito irredentismo degli anni Venti italiani, è costituito dal Circolo Artistico Trentino. Sviluppatosi nell'immediato dopoguerra, il Circolo svolse una funzione di coordinamento, dibattito e riorganizzazione per molti artisti rimpatriati in Trentino. Attorno ad esso si radunarono numerosi giovani formatisi nelle accademie viennesi e monacensi: gli scultori Stefano Zuech ed Ermete Bonapace, i pittori Luigi Bonazza e Oddone Tomasi, o ancora la poliedrica figura di Giorgio Wenter Marini. L'esemplarità della loro vicenda consistette, soprattutto, nel tentativo di individuare un arduo equilibrio, stilistico e iconografico, fra le nuove istanze italiane ed un gusto appreso perlopiù nell’anteguerra. Cercando di analizzare questo particolare caso di sincretismo, l'intervento si struttura in tre parti. Nella prima cercherò di delineare un quadro delle principali rotte di formazione degli artisti trentini, fra Otto e Novecento. Nella seconda approfondirò la vicenda specifica del Circolo Artistico Trentino e, nella fattispecie, di alcuni suoi membri. Nella parte conclusiva proverò ad interpretare alcune opere di questi artisti cercando di raffrontare i problemi stilistici con le questioni identitarie.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
VIVA PP401-416 da Longo_Artisti_e_mercanti_in_viaggio_alta.pdf
Solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (Publisher’s layout)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
2.57 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.57 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione