La Posavina bosniaca è una regione culturale situata nel lembo nordorientale della Bosnia, addossata al tratto del fiume Sava che oggi demarca la linea di separazione con la Croazia. Una storia lontana ha visto quel corso d’acqua dividere piuttosto che unire le opposte sponde in unità amministrative autonome e in spazi culturali distinti. Tuttavia la Posavina in particolare ha trattenuto i caratteri peculiari di una terra di frontiera, dove l’influenza occidentale ha potuto spingersi, per poi diradare a poco a poco e fronteggiare infine un moto contrario in risalita dal Medio Oriente. Quel perdurante flusso di correnti contrapposte ha generato un’areale contatto e la condensazione di elementi diversi. Il libro ne affronta il complesso riflesso sul terreno delle espressioni sonore, seguendo processi di ibridazione fra le pratiche musicali centroeuropee e le forme balcaniche dell’uso turco-ottomano. La più esemplare manifestazione d’incontro è lo stabile impiego congiunto del violino con la šargija, oggi il più occidentale dei liuti a manico lungo di derivazione orientale. Nella contemporaneità poi, altri tratti di prossimità delicata e labile equilibrio fra popoli hanno caratterizzato il panorama interno alla Bosnia e lo sgretolamento progressivo della Federazione Jugoslava, insieme al riemergere di storici nazionalismi, ha inasprito le contrapposizioni etniche, religiose e identitarie, sino alla catastrofe della guerra. Il conflitto erse di colpo nuove barriere e riaffermò quelle del passato. La popolazione croata e cattolica di Posavina, stretta in una morsa implacabile, dovette valicare il confine di sempre, e per sempre abbandonare i villaggi d’origine, prima in cerca di immediato rifugio, poi di una nuova esistenza. All’insediamento difficile a Zagabria e in altri centri europei le comunità di diaspora hanno saputo rispondere con un forte spirito di coesione identitaria. Come recita il motto “La Posavina canta e piange”, è stata la musica a diventare vitale strumento di elaborazione del lutto e della perdita. Quell’unico bene, radicato e trasferibile, ha infatti contribuito decisivamente a smorzare il dramma della delocalizzazione collettiva, a ricucire uno strappo epocale, a sanare le ferite dell’anima. Emerge così un universo sonoro palpitante, in cui la tradizione ininterrotta e fedele all’indimenticabile passato si riconfigura giorno dopo giorno con incredibile naturalezza e dinamismo. Comprenderne a fondo la realtà significa dunque attivare prospettive molteplici e rivolgere uno sguardo quanto mai aperto oltre i nostri stessi confini.
La Posavina canta e piange: L´universo musicale dei profughi croati della Posavina bosniaca: Vol.1 / Raschieri, Guido. - STAMPA. - 20a:(2016), pp. 1-292.
La Posavina canta e piange: L´universo musicale dei profughi croati della Posavina bosniaca: Vol.1
Raschieri, Guido
2016-01-01
Abstract
La Posavina bosniaca è una regione culturale situata nel lembo nordorientale della Bosnia, addossata al tratto del fiume Sava che oggi demarca la linea di separazione con la Croazia. Una storia lontana ha visto quel corso d’acqua dividere piuttosto che unire le opposte sponde in unità amministrative autonome e in spazi culturali distinti. Tuttavia la Posavina in particolare ha trattenuto i caratteri peculiari di una terra di frontiera, dove l’influenza occidentale ha potuto spingersi, per poi diradare a poco a poco e fronteggiare infine un moto contrario in risalita dal Medio Oriente. Quel perdurante flusso di correnti contrapposte ha generato un’areale contatto e la condensazione di elementi diversi. Il libro ne affronta il complesso riflesso sul terreno delle espressioni sonore, seguendo processi di ibridazione fra le pratiche musicali centroeuropee e le forme balcaniche dell’uso turco-ottomano. La più esemplare manifestazione d’incontro è lo stabile impiego congiunto del violino con la šargija, oggi il più occidentale dei liuti a manico lungo di derivazione orientale. Nella contemporaneità poi, altri tratti di prossimità delicata e labile equilibrio fra popoli hanno caratterizzato il panorama interno alla Bosnia e lo sgretolamento progressivo della Federazione Jugoslava, insieme al riemergere di storici nazionalismi, ha inasprito le contrapposizioni etniche, religiose e identitarie, sino alla catastrofe della guerra. Il conflitto erse di colpo nuove barriere e riaffermò quelle del passato. La popolazione croata e cattolica di Posavina, stretta in una morsa implacabile, dovette valicare il confine di sempre, e per sempre abbandonare i villaggi d’origine, prima in cerca di immediato rifugio, poi di una nuova esistenza. All’insediamento difficile a Zagabria e in altri centri europei le comunità di diaspora hanno saputo rispondere con un forte spirito di coesione identitaria. Come recita il motto “La Posavina canta e piange”, è stata la musica a diventare vitale strumento di elaborazione del lutto e della perdita. Quell’unico bene, radicato e trasferibile, ha infatti contribuito decisivamente a smorzare il dramma della delocalizzazione collettiva, a ricucire uno strappo epocale, a sanare le ferite dell’anima. Emerge così un universo sonoro palpitante, in cui la tradizione ininterrotta e fedele all’indimenticabile passato si riconfigura giorno dopo giorno con incredibile naturalezza e dinamismo. Comprenderne a fondo la realtà significa dunque attivare prospettive molteplici e rivolgere uno sguardo quanto mai aperto oltre i nostri stessi confini.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Posavina VOL 1.pdf
Solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (Publisher’s layout)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
6.7 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.7 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione