Scopo dichiarato dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici anche per motivi di legittimazione dinastica, fu la difesa della cristianità dalla minaccia ottomana. La politica aggressiva nei confronti dei Turchi, praticata attraverso la guerra di corsa e gli attacchi per mare alle piazzeforti ottomane in vari punti del Mediterraneo, praticata in modo ancora moderato da Cosimo e Francesco de’ Medici, venne ripresa con forza da Ferdinando I, che ne fece un fiore all’occhiello del Granducato nel confronto con le analoghe attività delle altre potenze europee, e poi soprattutto da suo figlio Cosimo II e suo nipote Ferdinando II. Sotto i tre granduchi l’uso di strumenti di comunicazione e propaganda relativi alle imprese navali dei cavalieri, relativamente poco presente fino alla fine del Cinquecento, divenne un progetto sistematico che vide nel corso del Seicento la pubblicazione di numerose relazioni, la loro ristampa in altre città italiane, e la loro traduzione, ristampa, o ripresa anche in altre nazioni europee. Il saggio, che nella prima parte ricostruisce la produzione di relazioni sulle imprese dei cavalieri di Santo Stefano contro i Turchi nel periodo 1600-1700, nella seconda si focalizza sulle descrizioni degli episodi di violenza collettiva, evidenziando come episodi analoghi (la presa di villaggi costieri, il massacro o la riduzione in schiavitù della popolazione civile) siano descritti in modi diversi a seconda del punto di vista di chi narra (l’orrore presente nella narrazione degli attacchi subiti, la normalità dello stesso livello di violenza prodotto nelle rappresaglie). L’indulgenza verso la violenza agita dai cristiani, giustificata dall’appartenenza del nemico al campo degli infedeli, mostra - nel definire i rapporti fra violenza e religione nell’età moderna - la centralità dei concetti di “guerra giusta” e dell’identità fondata sull’appartenenza alla stessa “civiltà”.
The declared purpose of the Order of the Knights of St. Stephen, founded in 1561 by Cosimo I de 'Medici also for reasons of dynastic legitimacy, was the defense of Christianity from the Ottoman threat. Cosimo and Francesco de 'Medici used moderately an aggressive policy towards the Turks based on privateering and attacks by sea to the Ottoman strongholds in various points of the Mediterranean. Nevertheless, Ferdinand I, and above all Cosimo II and Ferdinand II strongly revived such practices, making them a flagship of the Grand Duchy in comparison with similar activities of the other European powers. Under these three grand dukes, the use of printed communication and propaganda about the knights’ naval enterprises, relatively little present until the end of the 16th century, became a systematic project that saw the publication of numerous reports in the 17th century. Such printed reports were reprinted in other Italian cities, and translated, reprinted, or imitated in other European countries. The essay reconstructs in the first part the 17th century production of printed news on the enterprises of the Knights of St. Stephen against the Turks. In the second part the author focuses on the descriptions of forms of collective violence, stressing how similar episodes (the taking of coastal villages, the massacre or enslavement of the civilian population) are described in different ways according to the narrators’ point of view. The horror present in the narration of suffered attacks corresponds to the normality of violence produced in reprisals. The indulgence towards violence carried on by Christians, justified by the belonging of the enemy to the field of infidels, shows - in defining the relationship between violence and religion in the early modern age - the centrality of the concepts of "just war" and of identity founded on belonging to the same "civilization".
The privateering by the Knights of Saint Stephen against Turks and Barbary pirates: Violence and religion in Seventeenth-century printed news narratives / Ciappelli, Giovanni. - STAMPA. - 3:(2021), pp. 181-195. [10.1515/9783110643978-012]
The privateering by the Knights of Saint Stephen against Turks and Barbary pirates: Violence and religion in Seventeenth-century printed news narratives
Ciappelli, Giovanni
2021-01-01
Abstract
Scopo dichiarato dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici anche per motivi di legittimazione dinastica, fu la difesa della cristianità dalla minaccia ottomana. La politica aggressiva nei confronti dei Turchi, praticata attraverso la guerra di corsa e gli attacchi per mare alle piazzeforti ottomane in vari punti del Mediterraneo, praticata in modo ancora moderato da Cosimo e Francesco de’ Medici, venne ripresa con forza da Ferdinando I, che ne fece un fiore all’occhiello del Granducato nel confronto con le analoghe attività delle altre potenze europee, e poi soprattutto da suo figlio Cosimo II e suo nipote Ferdinando II. Sotto i tre granduchi l’uso di strumenti di comunicazione e propaganda relativi alle imprese navali dei cavalieri, relativamente poco presente fino alla fine del Cinquecento, divenne un progetto sistematico che vide nel corso del Seicento la pubblicazione di numerose relazioni, la loro ristampa in altre città italiane, e la loro traduzione, ristampa, o ripresa anche in altre nazioni europee. Il saggio, che nella prima parte ricostruisce la produzione di relazioni sulle imprese dei cavalieri di Santo Stefano contro i Turchi nel periodo 1600-1700, nella seconda si focalizza sulle descrizioni degli episodi di violenza collettiva, evidenziando come episodi analoghi (la presa di villaggi costieri, il massacro o la riduzione in schiavitù della popolazione civile) siano descritti in modi diversi a seconda del punto di vista di chi narra (l’orrore presente nella narrazione degli attacchi subiti, la normalità dello stesso livello di violenza prodotto nelle rappresaglie). L’indulgenza verso la violenza agita dai cristiani, giustificata dall’appartenenza del nemico al campo degli infedeli, mostra - nel definire i rapporti fra violenza e religione nell’età moderna - la centralità dei concetti di “guerra giusta” e dell’identità fondata sull’appartenenza alla stessa “civiltà”.File | Dimensione | Formato | |
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