Nella pratica poetica della prearcadia settentrionale e dell’Arcadia delle origini i soggetti religiosi sono cantati soprattutto in forme liriche: basti pensare alle rime di argomento sacro di Francesco de Lemene (Dio. Sonetti ed hinni, 1684), Carlo Maria Maggi (Rime varie, sacre, morali, eroiche, 1700), Giambattista Cotta (Dio. Sonetti e inni, 1709). La forma del poema gode ancora di una certa fortuna, ma solo dietro gli esempi cinquecenteschi del Sannazaro (De partu Virginis, 1526) e del Vida (Christias, 1535), ad imitazione dei quali Tommaso Ceva compone in esametri latini il suo Iesus puer (1690). Rispetto a questa produzione, il poema in ottave di Pier Jacopo Martello (Degli occhi di Gesù, 1707) risulta assai originale, essendosi l’autore mosso con spiccata libertà nella costruzione di una azione narrativa ricca di episodi (ovvero digressioni) assai vari. In veste di sogno (come sarà poi anche quello immaginato da Antonio Conti nel Globo di Venere) e prendendo spunto dal ricordo del viaggio lunare dell’Ariosto, Martello colloca sulla luna il paradiso terrestre, nel quale trasporta la scena della sua «favoletta», e dove incontra, tra gli altri, il profeta Elia e San Giovanni. Lo scopo edificante dichiarato è quello di eccitare all’amore di Gesù Cristo la donna amata, Amarilli, alla quale è dedicata questa opera, concepita quando l’autore era già attivo nel contesto culturale dell’Arcadia bolognese e romana.
Le favole religiose di Pier Jacopo Martello / Di Ricco, Alessandra. - STAMPA. - (2018), pp. 17-27.
Le favole religiose di Pier Jacopo Martello
DI RICCO ALESSANDRA
2018-01-01
Abstract
Nella pratica poetica della prearcadia settentrionale e dell’Arcadia delle origini i soggetti religiosi sono cantati soprattutto in forme liriche: basti pensare alle rime di argomento sacro di Francesco de Lemene (Dio. Sonetti ed hinni, 1684), Carlo Maria Maggi (Rime varie, sacre, morali, eroiche, 1700), Giambattista Cotta (Dio. Sonetti e inni, 1709). La forma del poema gode ancora di una certa fortuna, ma solo dietro gli esempi cinquecenteschi del Sannazaro (De partu Virginis, 1526) e del Vida (Christias, 1535), ad imitazione dei quali Tommaso Ceva compone in esametri latini il suo Iesus puer (1690). Rispetto a questa produzione, il poema in ottave di Pier Jacopo Martello (Degli occhi di Gesù, 1707) risulta assai originale, essendosi l’autore mosso con spiccata libertà nella costruzione di una azione narrativa ricca di episodi (ovvero digressioni) assai vari. In veste di sogno (come sarà poi anche quello immaginato da Antonio Conti nel Globo di Venere) e prendendo spunto dal ricordo del viaggio lunare dell’Ariosto, Martello colloca sulla luna il paradiso terrestre, nel quale trasporta la scena della sua «favoletta», e dove incontra, tra gli altri, il profeta Elia e San Giovanni. Lo scopo edificante dichiarato è quello di eccitare all’amore di Gesù Cristo la donna amata, Amarilli, alla quale è dedicata questa opera, concepita quando l’autore era già attivo nel contesto culturale dell’Arcadia bolognese e romana.File | Dimensione | Formato | |
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