Il volume raccoglie in gran parte i contributi al Seminario di studio Cittadinanza: chi è incluso e chi no, per gli antichi e i moderni (Trento, 22-23 febbraio 2017) e ne ripropone gli intenti: realizzare un confronto sul tema della cittadinanza, con un taglio interdisciplinare e temporalmente trasversale. Ripartire dai Greci e dalla loro esperienza della democrazia non è un semplice omaggio al tempo e al luogo in cui ha avuto origine un patrimonio di idee. C’è nel dibattito antico una forte consapevolezza di quanto il riconoscimento della cittadinanza caratterizzi un ordine politico, esprimendo la condivisione di un determinato sistema della legalità e producendo negli individui un effetto identitario; allo stesso tempo, l’idea di cittadinanza risulta equivoca come canone di appartenenza e si presta a declinazioni in ordine a valori divergenti. La modernità, che è stata chiamata da Bobbio «l’età dei diritti», non scioglie le ambiguità dell’idea di cittadinanza, che si ripropongono in termini di conflitto in ognuno dei grandi momenti rivoluzionari, che pure hanno segnato le tappe di un percorso progressivo verso la più ampia apertura democratica. Il confronto sul tema della cittadinanza tra antichi e moderni, tra antichi e noi, si mantiene ad alti livelli di interesse proprio perché evidenzia questioni irrisolte nella discussione ricorrente dei criteri per distinguere chi può essere cittadino e chi è escluso. Dal mito dell’autoctonia degli Ateniesi ai dibattiti di Putney sulla rilevanza della proprietà per identificare il vero cittadino, dallo jus sanguinis allo jus soli, la questione della cittadinanza domanda di essere sciolta con un atto di consapevolezza politica: perché decidere dove passa il confine dell’inclusione non è solo l’atto costitutivo di una comunità, ma la dichiarazione della forma di giustizia di cui tale comunità si fa garante. Anche in un mondo come il nostro, dove molte frontiere sono divenute permeabili, ma la questione identitaria può riproporsi nelle forme più arcaiche e irriflesse dell’appartenenza, senza diventare oggetto di seria considerazione nel dibattito pubblico.
Cittadinanza. Inclusi ed esclusi tra gli antichi e i moderni / de Luise, Fulvia. - STAMPA. - 17:(2018), pp. 1-302. [10.15168/11572_210072]
Cittadinanza. Inclusi ed esclusi tra gli antichi e i moderni
de Luise, Fulvia
2018-01-01
Abstract
Il volume raccoglie in gran parte i contributi al Seminario di studio Cittadinanza: chi è incluso e chi no, per gli antichi e i moderni (Trento, 22-23 febbraio 2017) e ne ripropone gli intenti: realizzare un confronto sul tema della cittadinanza, con un taglio interdisciplinare e temporalmente trasversale. Ripartire dai Greci e dalla loro esperienza della democrazia non è un semplice omaggio al tempo e al luogo in cui ha avuto origine un patrimonio di idee. C’è nel dibattito antico una forte consapevolezza di quanto il riconoscimento della cittadinanza caratterizzi un ordine politico, esprimendo la condivisione di un determinato sistema della legalità e producendo negli individui un effetto identitario; allo stesso tempo, l’idea di cittadinanza risulta equivoca come canone di appartenenza e si presta a declinazioni in ordine a valori divergenti. La modernità, che è stata chiamata da Bobbio «l’età dei diritti», non scioglie le ambiguità dell’idea di cittadinanza, che si ripropongono in termini di conflitto in ognuno dei grandi momenti rivoluzionari, che pure hanno segnato le tappe di un percorso progressivo verso la più ampia apertura democratica. Il confronto sul tema della cittadinanza tra antichi e moderni, tra antichi e noi, si mantiene ad alti livelli di interesse proprio perché evidenzia questioni irrisolte nella discussione ricorrente dei criteri per distinguere chi può essere cittadino e chi è escluso. Dal mito dell’autoctonia degli Ateniesi ai dibattiti di Putney sulla rilevanza della proprietà per identificare il vero cittadino, dallo jus sanguinis allo jus soli, la questione della cittadinanza domanda di essere sciolta con un atto di consapevolezza politica: perché decidere dove passa il confine dell’inclusione non è solo l’atto costitutivo di una comunità, ma la dichiarazione della forma di giustizia di cui tale comunità si fa garante. Anche in un mondo come il nostro, dove molte frontiere sono divenute permeabili, ma la questione identitaria può riproporsi nelle forme più arcaiche e irriflesse dell’appartenenza, senza diventare oggetto di seria considerazione nel dibattito pubblico.File | Dimensione | Formato | |
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