Negli ultimi decenni la questione del contrasto al lavoro infantile ha assunto un’importanza crescente, soprattutto sul versante sovranazionale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), del resto, l’ha inclusa tra i core labour standards e ne ha riconfermato la centralità pure nell’ambito delle sue politiche più recenti, legate al c.d. decent work. Anche l’Unione Europea (UE) si è occupata di tale questione, dedicandole alcuni strumenti lato sensu normativi nonché l’art. 32 della Carta dei Diritti Fondamentali. Prendendo le mosse dalle più risalenti legislazioni nazionali, il presente volume si ripropone anzitutto di analizzare le Convenzioni emanate dall’OIL in materia, mettendo in luce come l’organizzazione si sia dapprima occupata prevalentemente di età minima di accesso al lavoro, per poi concentrarsi sulle peggiori forme di lavoro infantile, anche per tenere conto dei mutamenti innescati dalla globalizzazione e delle esigenze dei Paesi emergenti. A tale analisi segue quella relativa ai provvedimenti adottati dall’UE che – non solo per ragioni giuridico-culturali, ma anche in virtù di un sistema sanzionatorio assai più efficiente di quello dell’OIL (di cui pure si parla nella parte finale del volume) – rispondono invece a una logica «occidentocentrica», secondo la quale i bambini sarebbero titolari di un vero e proprio right not to work, collegato alla necessità di garantire loro un’istruzione adeguata.
Contrasto al lavoro infantile e decent work / Borzaga, Matteo. - ELETTRONICO. - 17:(2018). [10.15168/11572_198809]
Contrasto al lavoro infantile e decent work
Borzaga, Matteo
2018-01-01
Abstract
Negli ultimi decenni la questione del contrasto al lavoro infantile ha assunto un’importanza crescente, soprattutto sul versante sovranazionale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), del resto, l’ha inclusa tra i core labour standards e ne ha riconfermato la centralità pure nell’ambito delle sue politiche più recenti, legate al c.d. decent work. Anche l’Unione Europea (UE) si è occupata di tale questione, dedicandole alcuni strumenti lato sensu normativi nonché l’art. 32 della Carta dei Diritti Fondamentali. Prendendo le mosse dalle più risalenti legislazioni nazionali, il presente volume si ripropone anzitutto di analizzare le Convenzioni emanate dall’OIL in materia, mettendo in luce come l’organizzazione si sia dapprima occupata prevalentemente di età minima di accesso al lavoro, per poi concentrarsi sulle peggiori forme di lavoro infantile, anche per tenere conto dei mutamenti innescati dalla globalizzazione e delle esigenze dei Paesi emergenti. A tale analisi segue quella relativa ai provvedimenti adottati dall’UE che – non solo per ragioni giuridico-culturali, ma anche in virtù di un sistema sanzionatorio assai più efficiente di quello dell’OIL (di cui pure si parla nella parte finale del volume) – rispondono invece a una logica «occidentocentrica», secondo la quale i bambini sarebbero titolari di un vero e proprio right not to work, collegato alla necessità di garantire loro un’istruzione adeguata. File | Dimensione | Formato | |
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