Scopo dichiarato dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici anche per motivi di legittimazione dinastica, fu la difesa della cristianità dalla minaccia ottomana. La politica aggressiva nei confronti dei Turchi, praticata attraverso la guerra di corsa e gli attacchi per mare alle piazzeforti ottomane in vari punti del Mediterraneo, praticata in modo ancora moderato da Cosimo e Francesco de’ Medici, venne ripresa con forza da Ferdinando I, che ne fece un fiore all’occhiello del Granducato nel confronto con le analoghe attività delle altre potenze europee, e poi soprattutto da suo figlio Cosimo II e suo nipote Ferdinando II. In coincidenza con i tre granduchi l’uso di strumenti di comunicazione e propaganda relativi alle imprese navali dei cavalieri, relativamente poco presente fino alla fine del Cinquecento, divenne un progetto sistematico che vide nella prima metà del Seicento la pubblicazione di numerose relazioni, la loro ristampa in altre città italiane, e la loro traduzione, ristampa, o ripresa anche in altre nazioni europee (soprattutto in Spagna), con il coinvolgimento nella veicolazione complessiva dei contenuti anche di intellettuali come il poeta Gabriello Chiabrera. Il saggio mette in rilievo il carattere sistematico della produzione di relazioni sulle imprese dei cavalieri di Santo Stefano contro i Turchi nel corso del Seicento, illuminandone gli aspetti produttivi e il successo editoriale, ed evidenziandone anche i rapporti con la produzione di tipo più letterario.
L'informazione e la propaganda: la guerra di corsa delle galee toscane contro Turchi e Barbareschi nel Seicento, attraverso relazioni e relaciones a stampa / Ciappelli, Giovanni. - STAMPA. - 168:(2017), pp. 133-161. [10.15168/11572_186517]
L'informazione e la propaganda: la guerra di corsa delle galee toscane contro Turchi e Barbareschi nel Seicento, attraverso relazioni e relaciones a stampa
Ciappelli, Giovanni
2017-01-01
Abstract
Scopo dichiarato dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici anche per motivi di legittimazione dinastica, fu la difesa della cristianità dalla minaccia ottomana. La politica aggressiva nei confronti dei Turchi, praticata attraverso la guerra di corsa e gli attacchi per mare alle piazzeforti ottomane in vari punti del Mediterraneo, praticata in modo ancora moderato da Cosimo e Francesco de’ Medici, venne ripresa con forza da Ferdinando I, che ne fece un fiore all’occhiello del Granducato nel confronto con le analoghe attività delle altre potenze europee, e poi soprattutto da suo figlio Cosimo II e suo nipote Ferdinando II. In coincidenza con i tre granduchi l’uso di strumenti di comunicazione e propaganda relativi alle imprese navali dei cavalieri, relativamente poco presente fino alla fine del Cinquecento, divenne un progetto sistematico che vide nella prima metà del Seicento la pubblicazione di numerose relazioni, la loro ristampa in altre città italiane, e la loro traduzione, ristampa, o ripresa anche in altre nazioni europee (soprattutto in Spagna), con il coinvolgimento nella veicolazione complessiva dei contenuti anche di intellettuali come il poeta Gabriello Chiabrera. Il saggio mette in rilievo il carattere sistematico della produzione di relazioni sulle imprese dei cavalieri di Santo Stefano contro i Turchi nel corso del Seicento, illuminandone gli aspetti produttivi e il successo editoriale, ed evidenziandone anche i rapporti con la produzione di tipo più letterario.File | Dimensione | Formato | |
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