Estetica e Antropologia Filosofica

L'estetica ha compiuto negli ultimi decenni una essenziale svolta che potrebbe essere sinteticamente definita come il passaggio dalla estetica filosofica alla estetica culturale. Questa svolta ha fatto emergere campi di studio nuovi e “qualità” estetiche nuove non propriamente definite all’interno del perimetro delle arti quanto della vita e delle sue molteplici attività. Molte denominazioni si sono proposte per caratterizzare il risultato di questo passaggio – nuova estetica, estetica in pratica, estetica ambientale, estetica diffusa ecc. – senza però per lo più interrogare il concetto di cultura che è a esse soggiacente. Il presente lavoro si sforza di colmare questa lacuna ricollegando l’estetica all’antropologia filosofica intesa come quella tradizione di pensiero per la quale l’uomo non può mai appartenere a se stesso del tutto e per sempre, né può mai rinunciare all’incessante sforzo di riprendersi attraverso la organizzazione del proprio agire. A illustrazione di ciò il volume visita dieci diversi “luoghi” o “scenari” di esso, dalla materia allo spazio e al corpo, dalle arti alle opere, dalla motorietà umana al ridere e al piangere, dalla sensorialità al pensiero e all’eros, dalla “ricerca estetica” alle pratiche, rileggendo autori – tra gli altri – quali Platone, Descartes, Kleist, Herder, Goethe, Riegl, Klages, Benjamin, Bloch, Heidegger, McLuhan, Huizinga e Lévi Strauss. Attraverso un lavoro di dettagliata analisi e condotto su fonti poco conosciute o precise ristrutturazioni di categorie poco frequentate dalla riflessione filosofica il volume approda, nel suo ultimo capitolo, alla sua parte più originale suggerendo di riorganizzare il concetto di estetica attraverso il concetto di “pratiche” e di “progettazione”. Il volume si inserisce organicamente nella ricerca del suo autore, riprendendo le fila in particolare di due sue precedenti monografie dedicate alla antropologia filosofica (1991) e alla “estetica applicata” (2002).