Il saggio, facente parte di una miscellanea in 3 voll. che attraverso una serie di contributi affidati a singoli specialisti studia il legame tra la tradizione paremiografica e gnomica e la produzione dei principali autori greci e latini, è incentrato sull’opera del favolista latino Fedro. La prima parte della ricerca esamina lo stretto legame (già ben noto alla retorica antica) esistente tra il genere favolistico e quello gnomico-paremiografico in virtù soprattutto delle tre prerogative di brevitas, moralitas e allegoria che li accomuna. Tale legame è spesso biunivoco, in quanto la favola si origina da un proverbio, ma al contempo, una volta che la sua celebrità la porta a travalicare i confini della tradizione scritta per passare a forme di trasmissione orale, finisce per essere epitomata in espressioni proverbiali. Questo processo è ravvisabile non solo nell’età classica ma anche e soprattutto in quella medievale, amante delle classificazioni sapienziali e dei testi a sfondo morale-didascalico, che produce raccolte di proverbi spesso suddivisi per categorie tematiche. Significative in quest’ambito sono le riduzioni proverbiali tardo medievali delle favole di Aviano e opere quali l’anonimo Iocalis e la Fecunda ratis di Egberto di Liegi (entrambe dell’XI sec.) o l’anonimo Minor fabularius (XIII sec.). La seconda parte si concentra invece sull’opera fedriana, all’interno della quale vengono individuate le attestazioni esplicite di ricerca di brevitas, moralitas e allegoria che accomunano le favole alla letteratura proverbiale e di cui si traccia una sintesi del processo e delle tipologie di ricezione e di epitomizzazione che esse subiscono nel Medioevo. Si passano quindi sistematicamente in rassegna tutti gli spunti gnomici e paremiografici contenuti nelle singole favole, evidenziando di volta se il proverbio è fonte o esito dell’apologo e tracciandone la fortuna o l’origine attraverso l’ausilio dei repertori e cataloghi specialistici di ambito sia classico che medievale, arrivando spesso a instaurare analogie con espressioni popolari e gnomiche nelle lingue moderne. In questo modo si fornisce una sorta di catalogo di tutte le espressioni proverbiali in Fedro fino ad ora assente nel panorama critico relativo al favolista latino, utile per approfondire singoli spunti di ricerca in maniera più circostanziata. ALTRO ABSTRACT: Dopo un'introduzione sulla stretta interrelazione tra il genere favolistico e quello paremiografico in ambito classico e mediolatino, si fornisce il catalogo completo degli elementi gnomici presenti nelle singole favole fedriane o nelle loro riduzioni mediolatine quali gli anonimi Iocalis e Minor fabularius o la Fecunda ratis di Egberto di Liegi.

Dalla favola al proverbio, dal proverbio alla favola: genesi e fortuna dell'elemento gnomico fedriano

Mordeglia, Caterina
2010-01-01

Abstract

Il saggio, facente parte di una miscellanea in 3 voll. che attraverso una serie di contributi affidati a singoli specialisti studia il legame tra la tradizione paremiografica e gnomica e la produzione dei principali autori greci e latini, è incentrato sull’opera del favolista latino Fedro. La prima parte della ricerca esamina lo stretto legame (già ben noto alla retorica antica) esistente tra il genere favolistico e quello gnomico-paremiografico in virtù soprattutto delle tre prerogative di brevitas, moralitas e allegoria che li accomuna. Tale legame è spesso biunivoco, in quanto la favola si origina da un proverbio, ma al contempo, una volta che la sua celebrità la porta a travalicare i confini della tradizione scritta per passare a forme di trasmissione orale, finisce per essere epitomata in espressioni proverbiali. Questo processo è ravvisabile non solo nell’età classica ma anche e soprattutto in quella medievale, amante delle classificazioni sapienziali e dei testi a sfondo morale-didascalico, che produce raccolte di proverbi spesso suddivisi per categorie tematiche. Significative in quest’ambito sono le riduzioni proverbiali tardo medievali delle favole di Aviano e opere quali l’anonimo Iocalis e la Fecunda ratis di Egberto di Liegi (entrambe dell’XI sec.) o l’anonimo Minor fabularius (XIII sec.). La seconda parte si concentra invece sull’opera fedriana, all’interno della quale vengono individuate le attestazioni esplicite di ricerca di brevitas, moralitas e allegoria che accomunano le favole alla letteratura proverbiale e di cui si traccia una sintesi del processo e delle tipologie di ricezione e di epitomizzazione che esse subiscono nel Medioevo. Si passano quindi sistematicamente in rassegna tutti gli spunti gnomici e paremiografici contenuti nelle singole favole, evidenziando di volta se il proverbio è fonte o esito dell’apologo e tracciandone la fortuna o l’origine attraverso l’ausilio dei repertori e cataloghi specialistici di ambito sia classico che medievale, arrivando spesso a instaurare analogie con espressioni popolari e gnomiche nelle lingue moderne. In questo modo si fornisce una sorta di catalogo di tutte le espressioni proverbiali in Fedro fino ad ora assente nel panorama critico relativo al favolista latino, utile per approfondire singoli spunti di ricerca in maniera più circostanziata. ALTRO ABSTRACT: Dopo un'introduzione sulla stretta interrelazione tra il genere favolistico e quello paremiografico in ambito classico e mediolatino, si fornisce il catalogo completo degli elementi gnomici presenti nelle singole favole fedriane o nelle loro riduzioni mediolatine quali gli anonimi Iocalis e Minor fabularius o la Fecunda ratis di Egberto di Liegi.
2010
Paroimiakós: il proverbio in Grecia e a Roma
Pisa; Roma
Fabrizio Serra Editore
9788862273435
Mordeglia, Caterina
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