La finanza pubblica italiana negli anni della ricostruzione postbellica

Il saggio prende in considerazione la pesante situazione della finanza pubblica italiana a conclusione della seconda guerra mondiale, per seguire le trasformazioni intervenute negli anni della ricostruzione tanto sul versante delle entrate, quanto su quello delle diverse tipologie di spesa. Evidenzia, come dopo una fase particolarmente delicata la finanza pubblica abbia assunto, con l’inizio del decennio Cinquanta, una fisionomi più solida, prefigurandosi una serie di obiettivi di rilievo senza appesantire significativamente le partite debitorie. Rileva l’importante svolta, determinata sul versante delle entrate dalla legge 11 gennaio 1951, n. 25, che stabilì la riproposizione delle imposte ordinarie sul reddito, introducendo l’obbligo per i contribuenti di presentare annualmente una dichiarazione dei redditi soggetti ad imposta. Evidenzia come tale riforma abbia rappresentato un passaggio fondamentale per la riorganizzazione dell’apparato delle entrate nel bilancio dello stato, andando a ridefinire il rapporto tra contribuente e fisco nella logica di una giustizia fiscale, che avrebbe dovuto convincere i cittadini italiani che i loro obblighi tributari rappresentavano in primo luogo un dovere sociale. Rileva poi come sul versante della spesa, una volta usciti dalle emergenze postbelliche, si fossero attivate delle politiche di intervento finalizzate inizialmente a stimolare tanto le aree economiche più deboli del Paese, quanto i settori produttivi che presentavano difficoltà più palesi nell’interrelarsi con i mercati internazionali e di seguito, già all’inizio degli anni Cinquanta, mirate ad un progetto più organico di rilancio complessivo dell’economia italiana. Pur richiamando come la rivisitazione complessiva della finanza pubblica non avesse trovato piena attuazione, il saggio fa emergere come, grazie anche all’azione di uomini di grande spessore – tra i quali Ezio Vanoni - essa avesse comunque intrapreso un nuovo indirizzo.