A differenza di quello del celebre predecessore, Fedro, il nome di Aviano, favolista latino vissuto con ogni probabilità nel IV secolo, è poco noto ai non addetti ai lavori. Le cause possono essere diverse: la continuità tematica con la tradizione greca di Babrio, la cui vulgata è meno diffusa di quella esopico-fedriana; la vivacità narrativa offuscata da un eccesso di erudizione e certamente inferiore a quella del poeta augusteo; infine il pregiudizio critico (e conseguentemente di pubblico) che fino a qualche decennio fa penalizzava la letteratura tardoantica. La conseguenza è che, mentre le edizioni economiche delle favole di Fedro si affastellano sugli scaffali delle librerie, quelle di Aviano si contano a mala pena sulle dita di una mano. Verrebbe forse da pensare che, per una sorta di legge del contrappasso, Aviano stia scontando nell’età moderna la grande popolarità di cui godette per tutto il Medioevo e oltre, là dove il testo di Fedro era sì altrettanto diffuso ma (ironia della sorte) sotto ‘falso’ nome, in quanto circolava solo nelle rielaborazioni del Romulus o dell’Aesopus latinus. Garanti della prospera e longeva sopravvivenza della raccolta avianea furono soprattutto la semplicità del metro elegiaco rispetto al senario giambico fedriano e il contenuto morale, che si prestavano per le esercitazioni scolastiche e per la predicazione. In particolare l’uso didattico ha fatto sì che oggi si siano conservati più di 130 manoscritti (tradizione ben più consistente dei pochi codici di fedriani) e numerosi rifacimenti sia in prosa, sia in poesia. Oggi, a dispetto della scarsa popolarità, l’opera di Aviano sta godendo di un rinnovato interesse scientifico. Se già negli anni ‘80 l’edizione pubblicata da Françoise Gaide per i tipi delle Belles Lettres stimolava una ripresa degli studi, rompendo il sostanziale silenzio succeduto all’edizione di Antonio Guaglianone del 1958, è negli ultimi vent’anni che sono state compiute una serie di ricerche fondamentali sull’argomento. In ambito europeo il merito è soprattutto delle scuole tedesca e italiana: alla prima, che fa capo a Klaus Grubmüller, si devono una serie di lavori statistico-classificatori da cui non si potrà più prescindere per affrontare lo studio della tradizione manoscritta del testo avianeo e della sua modalità di utilizzo nella scuola; alla seconda, il cui principale ispiratore è stato Ferruccio Bertini, sono riconducibili un filone di matrice storico-letteraria, che ha approfondito l’evoluzione dei motivi favolistici nelle letterature delle epoche successive, e un filone filologicotestuale, il cui principale risultato è stato quello di rendere fruibile in edizioni criticamente aggiornate (quando non addirittura in editiones principes) il testo di quasi tutte le rielaborazioni avianee a oggi conosciute. Soprattutto questi due ultimi aspetti hanno aperto la strada alla conoscenza del Fortleben del poeta tardoantico nella sua accezione più completa, fornendo elementi utili per gli studi di comparatistica, a cui la favola antica fornisce da sempre materiale d’indagine, ma anche per l’esegesi e la constitutio textus avianea, in virtù della particolare tecnica compositiva che caratterizza gran parte dei rifacimenti. È in questa prospettiva che il presente volume, dopo un excursus sulla storia delle favole di Aviano e delle loro rielaborazioni, pubblica l’edizione critica dell’anonimo Novus Avianus di Venezia (XIII secolo) evidenziandone le fitte corrispondenze testuali e tematiche con i modelli della tradizione avianea. Si tratta di un’opera di modesto ma non mediocre, valore letterario che rientra nel gusto e nella prassi compositiva dell’epoca, la cui analisi fornisce una tessera in più al variegato mosaico della tradizione dell’opera di Aviano e, in generale, della favolistica latina. Dal punto di vista metodologico, l’intento è quello di dimostrare come lo studio della tradizione indiretta dei testi mediolatini possa – in alcuni casi debba – costituire uno strumento di dialogo costante e proficuo per il filologo classico

Le favole di Aviano e il Novus Avianus di Venezia

Mordeglia, Caterina
2012-01-01

Abstract

A differenza di quello del celebre predecessore, Fedro, il nome di Aviano, favolista latino vissuto con ogni probabilità nel IV secolo, è poco noto ai non addetti ai lavori. Le cause possono essere diverse: la continuità tematica con la tradizione greca di Babrio, la cui vulgata è meno diffusa di quella esopico-fedriana; la vivacità narrativa offuscata da un eccesso di erudizione e certamente inferiore a quella del poeta augusteo; infine il pregiudizio critico (e conseguentemente di pubblico) che fino a qualche decennio fa penalizzava la letteratura tardoantica. La conseguenza è che, mentre le edizioni economiche delle favole di Fedro si affastellano sugli scaffali delle librerie, quelle di Aviano si contano a mala pena sulle dita di una mano. Verrebbe forse da pensare che, per una sorta di legge del contrappasso, Aviano stia scontando nell’età moderna la grande popolarità di cui godette per tutto il Medioevo e oltre, là dove il testo di Fedro era sì altrettanto diffuso ma (ironia della sorte) sotto ‘falso’ nome, in quanto circolava solo nelle rielaborazioni del Romulus o dell’Aesopus latinus. Garanti della prospera e longeva sopravvivenza della raccolta avianea furono soprattutto la semplicità del metro elegiaco rispetto al senario giambico fedriano e il contenuto morale, che si prestavano per le esercitazioni scolastiche e per la predicazione. In particolare l’uso didattico ha fatto sì che oggi si siano conservati più di 130 manoscritti (tradizione ben più consistente dei pochi codici di fedriani) e numerosi rifacimenti sia in prosa, sia in poesia. Oggi, a dispetto della scarsa popolarità, l’opera di Aviano sta godendo di un rinnovato interesse scientifico. Se già negli anni ‘80 l’edizione pubblicata da Françoise Gaide per i tipi delle Belles Lettres stimolava una ripresa degli studi, rompendo il sostanziale silenzio succeduto all’edizione di Antonio Guaglianone del 1958, è negli ultimi vent’anni che sono state compiute una serie di ricerche fondamentali sull’argomento. In ambito europeo il merito è soprattutto delle scuole tedesca e italiana: alla prima, che fa capo a Klaus Grubmüller, si devono una serie di lavori statistico-classificatori da cui non si potrà più prescindere per affrontare lo studio della tradizione manoscritta del testo avianeo e della sua modalità di utilizzo nella scuola; alla seconda, il cui principale ispiratore è stato Ferruccio Bertini, sono riconducibili un filone di matrice storico-letteraria, che ha approfondito l’evoluzione dei motivi favolistici nelle letterature delle epoche successive, e un filone filologicotestuale, il cui principale risultato è stato quello di rendere fruibile in edizioni criticamente aggiornate (quando non addirittura in editiones principes) il testo di quasi tutte le rielaborazioni avianee a oggi conosciute. Soprattutto questi due ultimi aspetti hanno aperto la strada alla conoscenza del Fortleben del poeta tardoantico nella sua accezione più completa, fornendo elementi utili per gli studi di comparatistica, a cui la favola antica fornisce da sempre materiale d’indagine, ma anche per l’esegesi e la constitutio textus avianea, in virtù della particolare tecnica compositiva che caratterizza gran parte dei rifacimenti. È in questa prospettiva che il presente volume, dopo un excursus sulla storia delle favole di Aviano e delle loro rielaborazioni, pubblica l’edizione critica dell’anonimo Novus Avianus di Venezia (XIII secolo) evidenziandone le fitte corrispondenze testuali e tematiche con i modelli della tradizione avianea. Si tratta di un’opera di modesto ma non mediocre, valore letterario che rientra nel gusto e nella prassi compositiva dell’epoca, la cui analisi fornisce una tessera in più al variegato mosaico della tradizione dell’opera di Aviano e, in generale, della favolistica latina. Dal punto di vista metodologico, l’intento è quello di dimostrare come lo studio della tradizione indiretta dei testi mediolatini possa – in alcuni casi debba – costituire uno strumento di dialogo costante e proficuo per il filologo classico
2012
Genova
Il Melangolo
9788870188813
Mordeglia, Caterina
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