Nel progetto gli elementi architettonici sono figure geometriche incastonate come frutti in un sistema cartesiano di linee uguali e parallele nello spazio: le undici travi, appena sollevate rispetto al suolo, evidenziano e misurano il profilo continuamente mutevole della valle alpina. Gli esiti non sono solo manufatti architettonici ma un sistema di spazi integrati, interni ed esterni, disponibili al programma funzionale richiesto. Il progetto del “Palamela” nasce dalla suggestione della morfologia di quel territorio della val di Non, completamente dedicata alla produzione di particolari mele pregiate, segnato dalle ondulazioni del territorio vallivo e dai filari a spalliera. A questa stratificazione di tracce antropiche costruite con elementi naturali – terreno e alberi, forzati entrambi a un disegno artificiale- si sovrappone, senza cancellarli, un ulteriore sistema di segni che vuole rendere coerenti i nuovi corpi di fabbrica per le diverse attività richieste dal Palamela ed il territorio agricolo su cui verrà costruito. L’attacco a terra dei singoli edifici si inserisce come i disegni di un tappeto nell’ordito: il progetto non interferisce direttamente con il terreno. Una serie di undici travi parallele, lunghe 136 metri e alte 5, rimane sollevata mediamente di tre metri rispetto ai lievi pendii del suolo; questo ordito di travi, distanziate tra loro di otto metri, perfettamente orizzontali, riprende il passo delle singole particelle di terreno entro cui si insinua che corrisponde alla distanza tra ogni filare di meli. Il terreno arriva a lambire in alcuni punti con le sue ondulazioni l’intradosso delle travi che sembrano quasi volare prive di gravità: ogni trave ha solo tre campate, ciascuna con 40 metri di luce, oltre ai due sbalzi di otto metri. I quattro appoggi puntuali in molti casi scompaiono occultati entro le ondulazioni del terreno o comprese nelle murature dei corpi di fabbrica interni. Questi ultimi – gli spazi espositivi, le aule didattiche, la sala conferenze, i negozi, gli uffici ed i locali di ristoro - sono concepiti come padiglioni indipendenti e liberi entro la maglia delle travi che reggono la copertura semitrasparente degli spazi connettivi. I diversi volumi – forme tridimensionali chiuse, per la maggior parte originate da una geometria elementare – il cilindro ed il cubo – o derivate da modellazione continua come l’auditorium, si dispongono in una composizione di tipo urbano, legati dagli spazi di relazione.

Progetto di un centro polifunzionale "Palamela" in val di Non, Trento.

Lamanna, Claudio
2006-01-01

Abstract

Nel progetto gli elementi architettonici sono figure geometriche incastonate come frutti in un sistema cartesiano di linee uguali e parallele nello spazio: le undici travi, appena sollevate rispetto al suolo, evidenziano e misurano il profilo continuamente mutevole della valle alpina. Gli esiti non sono solo manufatti architettonici ma un sistema di spazi integrati, interni ed esterni, disponibili al programma funzionale richiesto. Il progetto del “Palamela” nasce dalla suggestione della morfologia di quel territorio della val di Non, completamente dedicata alla produzione di particolari mele pregiate, segnato dalle ondulazioni del territorio vallivo e dai filari a spalliera. A questa stratificazione di tracce antropiche costruite con elementi naturali – terreno e alberi, forzati entrambi a un disegno artificiale- si sovrappone, senza cancellarli, un ulteriore sistema di segni che vuole rendere coerenti i nuovi corpi di fabbrica per le diverse attività richieste dal Palamela ed il territorio agricolo su cui verrà costruito. L’attacco a terra dei singoli edifici si inserisce come i disegni di un tappeto nell’ordito: il progetto non interferisce direttamente con il terreno. Una serie di undici travi parallele, lunghe 136 metri e alte 5, rimane sollevata mediamente di tre metri rispetto ai lievi pendii del suolo; questo ordito di travi, distanziate tra loro di otto metri, perfettamente orizzontali, riprende il passo delle singole particelle di terreno entro cui si insinua che corrisponde alla distanza tra ogni filare di meli. Il terreno arriva a lambire in alcuni punti con le sue ondulazioni l’intradosso delle travi che sembrano quasi volare prive di gravità: ogni trave ha solo tre campate, ciascuna con 40 metri di luce, oltre ai due sbalzi di otto metri. I quattro appoggi puntuali in molti casi scompaiono occultati entro le ondulazioni del terreno o comprese nelle murature dei corpi di fabbrica interni. Questi ultimi – gli spazi espositivi, le aule didattiche, la sala conferenze, i negozi, gli uffici ed i locali di ristoro - sono concepiti come padiglioni indipendenti e liberi entro la maglia delle travi che reggono la copertura semitrasparente degli spazi connettivi. I diversi volumi – forme tridimensionali chiuse, per la maggior parte originate da una geometria elementare – il cilindro ed il cubo – o derivate da modellazione continua come l’auditorium, si dispongono in una composizione di tipo urbano, legati dagli spazi di relazione.
2006
Archiluogo
Firenze
Alinea Editrice
9788860553201
Lamanna, Claudio
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