Due questioni, strettamente intrecciate, vengono affrontate in Racconto di architettura, a partire dalla narrazione dell'approccio concettuale di un progetto dell'autore stesso, per un concorso di progettazione – primo classificato – per le nuove architetture commerciali e direzionali del Porto di Venezia a Marghera. Prima questione: Landform Architecture ovvero dell'architettura che conforma del territorio; o meglio: del progettare contemporaneamente sito e oggetto, a partire dalle suggestioni del luogo: "I tracciati delle opere che infrastrutturano il territorio, strade, binari e canali, navi e cantieri sono "paesaggio in attesa": nuovi edifici e manufatti, sono elementi per una diversa significazione del sito e non come opere artificiali da inserire nell'ambiente con il minor impatto possibile. L'architettura diventa un'occasione per definire nuovi paesaggi. Il progetto deriva da azioni programmate sul suolo che tendono a ridefinire contemporaneamente, edificio e paesaggio: incisioni, sollevamenti, torsioni e piegature sono alcune tra le "operazioni primitive del comporre". L'esito non è solo un manufatto architettonico ma una modellazione del terreno; un sistema di spazi integrati, interni ed esterni, disponibili al programma funzionale richiesto. L'edificio diventa forma del territorio". Nel caso specifico, la sollecitazione deriva dall'area ibrida: in parte città periferica, in parte acqua, in parte campagna, in parte area di intrecci ferroviari. Questo terrain vague è fonte di potenti suggestioni. Metamorfosi fra naturale e artificiale, ovvero quando il naturale (acqua e terreno) diventa artificiale pur mantenendo i caratteri della naturalità e viceversa. Metamorfosi di solido e fluido: quando l'acqua si confonde con il suolo, si solidifica,si trasforma in forme fisse di onde, architettura. Metamorfosi di navi che diventano edifici che incontrano le onde solidificate, e l’acqua della riva. L'esito dei morphing non è però fino in fondo un ibrido: ne nasce un'architettura doppia, continuamente in bilico, una opposizione di forme che rimandano alle due condizioni: solido/fluido, artificiale/naturale. Non si tratta solamente di una operazione compositiva fatta di contrasti tra forme dissonanti o di una opposizione di materie, ma di una vera ambiguità all'interno del procedimento progettuale che rispecchia un'opposizione, mai sopita nell'evoluzione del movimento moderno. Un'architettura in bilico che alla fine capitola: l'edificio non è solo un manufatto architettonico ma una modellazione del terreno. [...] L'edificio diventa forma del territorio". Ma se l'architettura diventa Landform, tutto ciò è reso possibile da una serie di operazioni che riguardano la seconda questione. Seconda questione: in Racconto di architettura sono narrate alcune parole chiave o azioni specifiche del comporre e quindi risolutive del progetto: tagliare, piegare, curvare, corrugare, svergolare. le operazioni elementari del comporre, elencate al principio del primo capitolo, differiscono dallo schizzo, immagini troppo forti e caratterizzate, per sollecitare piuttosto diverse dimensioni semantiche, fenomenologiche, sociali, ma anche possibilità figurative più coerenti. Un breve cenno,rimandando alla lettura del libro: “ nell’ideazione del progetto) il suolo è e immaginato come una membrana elastica da sottoporre a tagli e tensioni, incidere, piegare, inflettere, stirare, torcere per ottenere nuove conformazioni; una sorta di geometria dei fogli di gomma. L'architettura è soggetta ai campi di forza che la conformano e la modificano assieme al sito. Si lavora con il suolo e non contro di esso, vanno ripensate le consuete categorie e si mettono a punto nuovi strumenti per il controllo della forma. L'edificio non è appoggiato al terreno ma è generato dalla dinamica del suolo; il suolo è parte del progetto non distinta dall'edificio.

Racconto di architettura: [Venezia]

Lamanna, Claudio
2004-01-01

Abstract

Due questioni, strettamente intrecciate, vengono affrontate in Racconto di architettura, a partire dalla narrazione dell'approccio concettuale di un progetto dell'autore stesso, per un concorso di progettazione – primo classificato – per le nuove architetture commerciali e direzionali del Porto di Venezia a Marghera. Prima questione: Landform Architecture ovvero dell'architettura che conforma del territorio; o meglio: del progettare contemporaneamente sito e oggetto, a partire dalle suggestioni del luogo: "I tracciati delle opere che infrastrutturano il territorio, strade, binari e canali, navi e cantieri sono "paesaggio in attesa": nuovi edifici e manufatti, sono elementi per una diversa significazione del sito e non come opere artificiali da inserire nell'ambiente con il minor impatto possibile. L'architettura diventa un'occasione per definire nuovi paesaggi. Il progetto deriva da azioni programmate sul suolo che tendono a ridefinire contemporaneamente, edificio e paesaggio: incisioni, sollevamenti, torsioni e piegature sono alcune tra le "operazioni primitive del comporre". L'esito non è solo un manufatto architettonico ma una modellazione del terreno; un sistema di spazi integrati, interni ed esterni, disponibili al programma funzionale richiesto. L'edificio diventa forma del territorio". Nel caso specifico, la sollecitazione deriva dall'area ibrida: in parte città periferica, in parte acqua, in parte campagna, in parte area di intrecci ferroviari. Questo terrain vague è fonte di potenti suggestioni. Metamorfosi fra naturale e artificiale, ovvero quando il naturale (acqua e terreno) diventa artificiale pur mantenendo i caratteri della naturalità e viceversa. Metamorfosi di solido e fluido: quando l'acqua si confonde con il suolo, si solidifica,si trasforma in forme fisse di onde, architettura. Metamorfosi di navi che diventano edifici che incontrano le onde solidificate, e l’acqua della riva. L'esito dei morphing non è però fino in fondo un ibrido: ne nasce un'architettura doppia, continuamente in bilico, una opposizione di forme che rimandano alle due condizioni: solido/fluido, artificiale/naturale. Non si tratta solamente di una operazione compositiva fatta di contrasti tra forme dissonanti o di una opposizione di materie, ma di una vera ambiguità all'interno del procedimento progettuale che rispecchia un'opposizione, mai sopita nell'evoluzione del movimento moderno. Un'architettura in bilico che alla fine capitola: l'edificio non è solo un manufatto architettonico ma una modellazione del terreno. [...] L'edificio diventa forma del territorio". Ma se l'architettura diventa Landform, tutto ciò è reso possibile da una serie di operazioni che riguardano la seconda questione. Seconda questione: in Racconto di architettura sono narrate alcune parole chiave o azioni specifiche del comporre e quindi risolutive del progetto: tagliare, piegare, curvare, corrugare, svergolare. le operazioni elementari del comporre, elencate al principio del primo capitolo, differiscono dallo schizzo, immagini troppo forti e caratterizzate, per sollecitare piuttosto diverse dimensioni semantiche, fenomenologiche, sociali, ma anche possibilità figurative più coerenti. Un breve cenno,rimandando alla lettura del libro: “ nell’ideazione del progetto) il suolo è e immaginato come una membrana elastica da sottoporre a tagli e tensioni, incidere, piegare, inflettere, stirare, torcere per ottenere nuove conformazioni; una sorta di geometria dei fogli di gomma. L'architettura è soggetta ai campi di forza che la conformano e la modificano assieme al sito. Si lavora con il suolo e non contro di esso, vanno ripensate le consuete categorie e si mettono a punto nuovi strumenti per il controllo della forma. L'edificio non è appoggiato al terreno ma è generato dalla dinamica del suolo; il suolo è parte del progetto non distinta dall'edificio.
2004
Roma
Gangemi
9788849206388
Lamanna, Claudio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/65481
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