Il ruolo della conoscenza in agricoltura sta crescendo in modo esponenziale. La conoscenza è diventata indispensabile in agricoltura per soddisfare le mutevoli esigenze del consumatore, per produrre nel rispetto degli equilibri naturali, per sostenere la competitività, per rendere più sicuro il lavoro nei campi. In realtà, la conoscenza ha modellato il sentiero di sviluppo dell'agricoltura fin dai primordio La capacità di utilizzare le risorse naturali per produrre cibo si è andata evolvendo storicamente, in funzione della conoscenza che l'uomo ha progressivamente accumulato. La lettura sociologica di questa evoluzione storica porta in evidenza il binomio sacro-tecnologia. C'è da sempre un'influenza poco visibile, ma essenziale, del sacro nei confronti della ricerca e della selezione delle tecnologie in agricoltura. Un passaggio fondamentale nel cammino storico della conoscenza si è compiuto nella seconda metà del 1800: per affrontare le problematiche imposte dal mercato allora nascente e accrescere la produttività, la conoscenza agronomica è stata applicata alle attività colturali ed il settore pubblico ha esteso la sua azione di promozione della conoscenza, istituzionalizzando gli apparati di ricerca e di divulgazione agricola. La funzione assunta dal settore pubblico nella formazione della conoscenza non contraddice tuttavia la dimensione individuale della medesima che si collega alla creatività, intesa come capacità di dare nuove soluzioni riferite ad ambiti diversi: saper produrre, cioè conoscere le tecniche e le modalità organizzative dell'azienda agraria; saper vendere, cioè disporre di una conoscenza dei meccanismi di funzionamento del mercato agricolo; saper collaborare, cioè propendere alla partecipazione; saper districarsi nella burocrazia, cioè conoscere le normative agricole ed il sistema degli incentivi. La creatività si esprime nella capacità dell'imprenditore agricolo, ma anche dei tecnici chiamati a svolgere attività di servizio per l'agricoltura di generare e diffondere i prodotti, i processi e i criteri più adatti al contesto agricolo aziendale e locale. Per affrontare correttamente il problema del deficit di conoscenza da colmare, allo scopo di affrontare le nuove sfide di mercato, è necessario capire la conoscenza che c'è, cioè decifrare la conoscenza disponibile in agricoltura. L'acquisizione della conoscenza da parte dell'imprenditore avviene, infatti, attraverso l'educazione e la formazione (learning from others) ma, principalmente, a seguito dell'esperienza maturata all'interno dell'azienda agraria (learning by doing). Se si trascura il ruolo della conoscenza disponibile in agricoltura, cioè la conoscenza formatasi per effetto della sedimentazione storica delle esperienze, diventano incomprensibili i diversi sentieri di sviluppo dei sistemi agricoli locali. Le potenzialità e le resistenze nei confronti dell'innovazione tecnologica trovano, infatti, spiegazione prioritaria proprio nella conoscenza che c'è, ed in particolare nell'identità del tessuto sociale locale che ha un nesso recondito con la concezione del sacro.

Il ruolo della conoscenza in agricoltura

Pilati, Luciano;
2006-01-01

Abstract

Il ruolo della conoscenza in agricoltura sta crescendo in modo esponenziale. La conoscenza è diventata indispensabile in agricoltura per soddisfare le mutevoli esigenze del consumatore, per produrre nel rispetto degli equilibri naturali, per sostenere la competitività, per rendere più sicuro il lavoro nei campi. In realtà, la conoscenza ha modellato il sentiero di sviluppo dell'agricoltura fin dai primordio La capacità di utilizzare le risorse naturali per produrre cibo si è andata evolvendo storicamente, in funzione della conoscenza che l'uomo ha progressivamente accumulato. La lettura sociologica di questa evoluzione storica porta in evidenza il binomio sacro-tecnologia. C'è da sempre un'influenza poco visibile, ma essenziale, del sacro nei confronti della ricerca e della selezione delle tecnologie in agricoltura. Un passaggio fondamentale nel cammino storico della conoscenza si è compiuto nella seconda metà del 1800: per affrontare le problematiche imposte dal mercato allora nascente e accrescere la produttività, la conoscenza agronomica è stata applicata alle attività colturali ed il settore pubblico ha esteso la sua azione di promozione della conoscenza, istituzionalizzando gli apparati di ricerca e di divulgazione agricola. La funzione assunta dal settore pubblico nella formazione della conoscenza non contraddice tuttavia la dimensione individuale della medesima che si collega alla creatività, intesa come capacità di dare nuove soluzioni riferite ad ambiti diversi: saper produrre, cioè conoscere le tecniche e le modalità organizzative dell'azienda agraria; saper vendere, cioè disporre di una conoscenza dei meccanismi di funzionamento del mercato agricolo; saper collaborare, cioè propendere alla partecipazione; saper districarsi nella burocrazia, cioè conoscere le normative agricole ed il sistema degli incentivi. La creatività si esprime nella capacità dell'imprenditore agricolo, ma anche dei tecnici chiamati a svolgere attività di servizio per l'agricoltura di generare e diffondere i prodotti, i processi e i criteri più adatti al contesto agricolo aziendale e locale. Per affrontare correttamente il problema del deficit di conoscenza da colmare, allo scopo di affrontare le nuove sfide di mercato, è necessario capire la conoscenza che c'è, cioè decifrare la conoscenza disponibile in agricoltura. L'acquisizione della conoscenza da parte dell'imprenditore avviene, infatti, attraverso l'educazione e la formazione (learning from others) ma, principalmente, a seguito dell'esperienza maturata all'interno dell'azienda agraria (learning by doing). Se si trascura il ruolo della conoscenza disponibile in agricoltura, cioè la conoscenza formatasi per effetto della sedimentazione storica delle esperienze, diventano incomprensibili i diversi sentieri di sviluppo dei sistemi agricoli locali. Le potenzialità e le resistenze nei confronti dell'innovazione tecnologica trovano, infatti, spiegazione prioritaria proprio nella conoscenza che c'è, ed in particolare nell'identità del tessuto sociale locale che ha un nesso recondito con la concezione del sacro.
2006
Milano
Franco Angeli
9788846484727
Pilati, Luciano; V., Boatto
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