Negli scritti di Dante la teologia e il diritto s’incontrano e si fondono in una caratteristica circolarità. Lo stesso concetto di “guerra giusta” rimanda ad un complesso di idee e di dottrine, soprattutto di ambito canonistico, in cui teologia e diritto si fondono in un’unica concezione. Anche il pensiero della pace e della guerra sono in Dante intimamente connessi. Il concetto della pace è centrale in tutta la sua opera e in particolare nella Monarchia, dove esso ha appunto una valenza insieme teologica e giuridica. Nel trattato di Dante alla massima esaltazione della pace corrisponde la massima esaltazione del giudizio di Dio sulla competizione tra i popoli. Da questo punto di vista Dante si inserisce in una tradizione dottrinale in cui la guerra è riconosciuta come un processo giudiziario sui generis. Se l’espressione bellum iustum in Dante non compare mai, traspare però nella sua opera la concezione della guerra giustificata dal duplice principio dell’autotutela, di origine romanistica, e del bellum Deo auctore, motivo teologico-canonistico. Quest’ultimo si incarna, nel pensiero di Dante, in un paradigma storico, entro il quale il primato dell’impero romano è giustificato in termini provvidenziali, come giudizio di Dio finalizzato allo stabilirsi di un impero universale come “momento perfetto della storia” per la venuta di Cristo. Pace e guerra formano insomma un binomio inscindibile, non solo perché concettualmente esse si richiamano a vicenda, ma soprattutto perché la guerra si giustifica solo come mezzo per giungere alla pace, quando ogni altro rimedio si sia rivelato inutile.

In Dante’s writings theology and law meet and merge in a characteristic circularity. The same concept of the “just war” refers to a complex of ideas and doctrines, especially in the canon law tradition, in which theology and law merge into a single conception. Even the thought of peace and war are intimately connected in Dante. The concept of peace is central in all his work and in particular in the Monarchy, where it has precisely a theological and juridical meaning. In Dante’s treatise, the maximum exaltation of peace corresponds to the maximum exaltation of God’s judgment on competition between peoples. From this point of view Dante is part of a doctrinal tradition in which war is recognized as a sui generis judicial process. If the expression bellum iustum never appears in Dante, however, the conception of war justified by the dual principle of self-defense, of Roman law origin, and the bellum Deo auctore, a theological-canonistic motif, transpires in his work. The latter is embodied, in Dante’s thought, in a historical paradigm, within which the primacy of the Roman empire is justified in providential terms, as a judgment of God aimed at establishing a universal empire as the “perfect moment of history” for the coming of Christ. In short, peace and war form an inseparable binomial, not only because they conceptually refer to each other, but above all because war is justified only as a means of achieving peace, when any other remedy has proved useless.

Fra teologia e diritto: pace e guerra giusta nella "Monarchia" / Quaglioni, Diego. - STAMPA. - (2020), pp. 27-44.

Fra teologia e diritto: pace e guerra giusta nella "Monarchia"

Quaglioni, Diego
2020-01-01

Abstract

Negli scritti di Dante la teologia e il diritto s’incontrano e si fondono in una caratteristica circolarità. Lo stesso concetto di “guerra giusta” rimanda ad un complesso di idee e di dottrine, soprattutto di ambito canonistico, in cui teologia e diritto si fondono in un’unica concezione. Anche il pensiero della pace e della guerra sono in Dante intimamente connessi. Il concetto della pace è centrale in tutta la sua opera e in particolare nella Monarchia, dove esso ha appunto una valenza insieme teologica e giuridica. Nel trattato di Dante alla massima esaltazione della pace corrisponde la massima esaltazione del giudizio di Dio sulla competizione tra i popoli. Da questo punto di vista Dante si inserisce in una tradizione dottrinale in cui la guerra è riconosciuta come un processo giudiziario sui generis. Se l’espressione bellum iustum in Dante non compare mai, traspare però nella sua opera la concezione della guerra giustificata dal duplice principio dell’autotutela, di origine romanistica, e del bellum Deo auctore, motivo teologico-canonistico. Quest’ultimo si incarna, nel pensiero di Dante, in un paradigma storico, entro il quale il primato dell’impero romano è giustificato in termini provvidenziali, come giudizio di Dio finalizzato allo stabilirsi di un impero universale come “momento perfetto della storia” per la venuta di Cristo. Pace e guerra formano insomma un binomio inscindibile, non solo perché concettualmente esse si richiamano a vicenda, ma soprattutto perché la guerra si giustifica solo come mezzo per giungere alla pace, quando ogni altro rimedio si sia rivelato inutile.
2020
Dante e le guerre: tra biografia e letteratura
Ravenna
Longo Editore
978-88-9350-057-9
Quaglioni, Diego
Fra teologia e diritto: pace e guerra giusta nella "Monarchia" / Quaglioni, Diego. - STAMPA. - (2020), pp. 27-44.
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