Prolegomena per una palingenesi dei 'libri ad Vitellium' di Paolo: atti dell'incontro di studi italo-tedesco (Bologna - Ponte Ronca, 26-29 maggio 2016)

L’obiettivo è svolgere un’analisi a largo raggio sulle molteplici ‘questioni aperte’ riguardo all’enigmatico “tipo” di opera costituito dai 'libri ad Vitellium', in vista di un ulteriore approfondimento che potrebbe aver prossimamente luogo. Quanto a noi noto, attraverso la testimonianza delle fonti, è che libri ad Vitellium furono scritti, prima, da Sabino e, poi, da Paolo (e che, forse, notae ad Vitellium furono redatte anche da Cassio, ma non, invece, a quanto sembrerebbe, da Aristone) e, tuttavia, gli studi in materia non sono ancora giunti a considerazioni conclusive né sul rapporto fra queste opere, né sulla loro esatta tipologia, né tantomeno se – almeno con riguardo al caso dei libri ad Vitellium sabiniani – si trattasse di un’opera dedicata a un Vitellio (variamente identificato dalla letteratura) o di un’opera destinata a commentare una precedente opera di un Vitellio giurista (di cui peraltro non abbiamo altre tracce sicure). Finalizzati ad indagare questa ampia rosa di aspetti controversi sono destinati i contributi raccolti, vòlti a “dare corpo” alla figura “misteriosa” di Vitellio e, per quanto poco sia rimasto nelle fonti, a individuare caratteristiche e contenuti dell’opera di Sabino, anche con riferimento ai libri XX-XXII del commentario Ulpianeo ai libri tres iuris civilis da cui – e la circostanza non può non essere significativa – deriva la maggior parte delle citazioni dei libri ad Vitellium sabiniani. Nell’addentrarsi nel cuore del tema, emerge, quindi, una serie di altri problemi rispetto ai quali l’unico punto fermo appare costituito dal fatto che l’oggetto dei libri ad Vitellium era il diritto delle successioni mortis causa.